C'è un'isola nel mar Egeo, nell'arcipelago del Dodecaneso, che porta più di altre la firma italiana in ambito architettonico: Rodi. Tra gli edifici nati dal programma di italianizzazione, portato avanti negli Anni Venti e Trenta dal regime fascista, figura anche Villa De Vecchi, il "buen retiro" costruito nel 1936 per Benito Mussolini sul monte del profeta Elia. In realtà il Duce non vi mise mai piede. La struttura, abbandonata nel 1947, è giunta quasi intatta fino a noi, anche se mura e caminetti sono stati completamente imbrattati dai graffiti, le finestre non hanno più i vetri e i soffitti sono scrostati.
Nel 2014 la Grecia, impegnata a combattere la grave crisi economica che l'aveva colpita, mise la villa sul mercato insieme ad altre tredici proprietà in disuso da anni. Quasi cento anni prima, nel 1912, Rodi fu annessa dall'Italia alla fine della guerra italo-turca, meglio nota come la campagna di Libia. Venne creata addirittura una provincia italiana con una sua sigla per le targhe delle automobili: RD.
I restauri dei vecchi edifici e dei monumenti, la demolizione di quelli ottomani e la nascita di nuove costruzioni vennero inaugurati dal senatore Mario Lago. Nel 1936 il governatorato dell'isola passò nelle mani di Cesare Maria De Vecchi, fino a qualche anno prima governatore della Somalia italiana. Nello stesso anno venne edificata la villa di Mussolini. Nel 1947, a seguito dei trattati di Parigi, l'Italia fu costretta a cedere il Dodecaneso alla Grecia, come riparazione per la guerra del 1940-1941.