Migranti, ong Moas sospende i soccorsi nel Mediterraneo
Moas è stata fondata nel 2014 con l’obiettivo di ridurre le tragiche perdite di vite umane lungo la rotta fatale delle migrazioni
L'ong Moas, che aveva firmato il codice del Viminale sui migranti, ha deciso di sospendere le operazioni di soccorso nel Mediterraneo. "Non è chiaro cosa succeda in Libia ai danni delle persone più vulnerabili i cui diritti andrebbero salvaguardati. Non vogliamo - spiegano dalla ong - diventare parte di un meccanismo in cui, mentre si fa assistenza e soccorso in mare, non ci sia la garanzia di accoglienza in porti e luoghi sicuri".
Dopo Medici Senza Frontiere, Save the Children e Sea Eye, anche Moas ha deciso di sospendere le operazioni di soccorso nel Mediterraneo: prima unità mobile di ricerca e salvataggio in mare, Moas è stata fondata nel 2014 con l’obiettivo di ridurre le tragiche perdite di vite umane lungo la rotta fatale delle migrazioni. Proactiva Open Arms, ancora ferma in Italia, ha solo un peschereccio mentre la Iuventa di Jugend Rettet è ancora sotto sequestro della Procura di Trapani. A parte la C Star di Defend Eu- rope, intorno alla Libia c’è ormai quasi il deserto. In tre anni Moas ha salvato più di 40mila persone, tra bambini, donne e uomini vittime di violenza, povertà e persecuzione. In seguito ai «recenti sviluppi nell’ area del Mediterraneo centrale», Moas informa di aver deciso di spostare le sue operazioni nel Sud-est asiatico e di «restare in ogni caso determinata a proseguire la sua azione umanitaria laddove sia necessario». «Lo scorso 27 agosto - prosegue Moas - papa Francesco ha richiamato l’attenzione di tutti sulla crescente crisi dei Rohingya in Myanmar. Così come, nel 2014, Moas ha seguito l’appello di papa Francesco ad assistere i migranti lungo il confine del Mediterraneo, oggi rinnova il suo impegno nel golfo del Bengala.
Forte del suo impegno nel monitorare, assistere e alleviare le sofferenze della minoranza Rohingya crudelmente perseguitata, Moas ha scelto di spostare strategicamente le sue operazioni nel Sud-est asiatico. Da lì, Moas fornirà assistenza e aiuti umanitari ai Rohingya e lavorerà alla creazione di un sistema organico di trasparenza, sostegno e responsabilità nella regione, dove è in corso un esodo mortale alla frontiera fra Bangladesh e Myanmar». Nel frattempo l’organizzazione «continuerà a tenere sotto osservazione le rotte migratorie nel Mediterraneo, pronta a rispondere a quei cambiamenti che consentano di operare secondo i propri principi. Fin dalla sua fondazione, Moas ha riconosciuto che l’opera di ricerca e salvataggio non è la soluzione alla crisi migratoria in corso, e continuerà pertanto a supportare l’apertura di canali umanitari sicuri per consentire ai gruppi più vulnerabili di mettersi al sicuro. Moas lotterà come sempre per l’affermazione della solidarietà e della speranza per coloro che più di tutti ne hanno urgenza».
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