Vestiti eleganti, allenamenti in palestra e serate in discoteca. Sembrerebbe una normale vita da ventenne quella condotta da Guerlin Butungu, il ragazzo congolese ritenuto responsabile degli stupri di Rimini. Dal profilo Facebook emerge uno spaccato abbastanza dettagliato del giovane che non nascondeva la passione per il fitness e per l’abbigliamento firmato. Arrestato, è stato incastrato dal cellulare che aveva con sé durante la fuga.
L’identikit – Congolese di 20 anni, Guerlin Butungu era arrivato in Italia nel 2015 come rifugiato e viveva in una struttura di accoglienza situata nella provincia di Pesaro-Urbino. Non aveva un’occupazione stabile, ma un permesso di soggiorno gli avrebbe consentito di restare in Italia fino al 2018. Ritenuto a capo della gang responsabile degli stupri di Rimini – della quale è anche l’unico maggiorenne -, Butungu era ricercato dal 26 agosto ed è stato arrestato dopo otto giorni a Rimini. Dopo un inseguimento in bicicletta nel parco Miralfiore, il congolese si è diretto verso la stazione: armato di coltello e intenzionato a raggiungere la Francia – dove vantava avere una rete di complici –, è rimasto tradito dal cellulare: agganciando il segnale del suo telefonino la squadra mobile ha potuto infatti rintracciarlo e catturarlo.
Le foto - Decine di immagini, di cui moltissimi selfie, lo immortalano ben vestito, solo o con amici, e recano messaggi di auguri come “Buona domenica” o ringraziamenti a Dio. Papillon, cravatte e ventiquattore in pelle completano un look studiato nel minimo particolare, spesso esibito nei giorni di festa o durante alcune riunioni religiose: “Tanti auguri a me stesso un anno in più nella mia vita grazie a Dio mi hai protetto fino ad oggi” scriveva all'inizio di luglio. E poi ancora: auto sportive, cappellini da rapper, giornate al mare. Un profilo che non fa che evidenziare i mille volti del colpevole di Rimini, ossessionato dai social e fissato con il suo aspetto fisico. Tutti dettagli che nelle ultime ore hanno scatenato ancor più l’ira degli utenti che, già inferociti, hanno letteralmente preso d’assalto la pagina Facebook di Butungu, non risparmiando insulti e minacce.
Il video - Musica reggaeton. Cuffie. Occhi socchiusi. In un video trasmesso live su Facebook nel luglio del 2016 Guerlin Butungu appare così. Diciassette minuti di diretta nei quali il giovane – probabilmente sotto l’effetto di alcol o qualche sostanza – ringrazia e saluta alcuni amici: “Siamo tutti insieme. Siamo fratelli. Siamo uguali”, dice in italiano. Qualche parola in francese e poi ancora: “Ciao mamma, come stai? Io tutto apposto. Sono molto contento”. Voci e schiamazzi in sottofondo indicano la presenza di altre persone nella stanza, qualcuno con cui, tuttavia, Butungu non sembra interagire. Isolato nella sua musica e nei suoi trip.