L'ISTITUTO CORRE AI RIPARI

La visita è effettuata dai colleghi, e all'Inps piovono gli assegni di invalidità

Le probabilità di invalidità riconosciute sono state del 17% superiori rispetto agli altri lavoratori. L'Istituto cambia le regole, impone verifiche dai medici di altre province e gli assegni calano

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I primi sospetti sono sorti quando, analizzando le statistiche, si è visto che gli impiegati dell'Inps risultavano invalidi più spesso della media degli altri lavoratori, pubblici e privati, di tutta Italia. Un caso? A quanto pare no. La pioggia di assegni ordinari di invalidità, i sussidi rivolti ai dipendenti che nonostante la loro invalidità continuano a lavorare, sarebbe dovuta al meccanismo di delibera. In pratica, a decidere se riconoscere l'assegno sono i medici dell'Inps della stessa provincia del lavoratore. Per chi lavora all'Inps, i propri colleghi.

I dati parlano chiaro: alla fine del 2016, come riporta il Corriere della Sera, chi lavora all'Inps ha il 17% di probabilità in più di un altro dipendente di vedersi riconosciuto l'assegno di invalidità. Si tratta del 2,34% del totale, contro il 2% della media italiana. Per vederci chiaro, l'Istituto ha provato a cambiare le regole, imponendo che a effettuare le visite fossero medici provenienti da altre province. Non più colleghi con cui si divide l'ufficio da una vita, ma estranei mai visti prima.

Il risultato è stato chiaro: il 54% delle visite effettuate ha portato a una revoca dell'assegno tra i dipendenti dell'Inps perché le condizioni di invalidità non sussistevano più. Nel Lazio la percentuale ha toccato il 62%, con un picco del 77% se si guarda solo all'ufficio di Roma Eur. Ma nel resto del Paese le cose non sono migliori: in Campania ed Emilia Romagna il 59%, a Viterbo addirittura sette lavoratori su sette, il 100% degli aventi diritto. In tutto i sussidi cancellati sono stati 328.