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Videogiochi: la realtà virtuale può migliorare la memoria degli anziani, lo dimostra uno studio

Un gruppo di ricercatori americani sta conducendo diversi test con i quali mira a dimostrare come i giochi in realtà virtuale aumentino le capacità mnemoniche durante la terza età

© IGN

Il declino della memoria è una dura realtà che molte persone si trovano ad affrontare durante la terza età e che può anche significare l'insorgere di patologie debilitanti, come il morbo di Alzheimer. Una nuova ricerca suggerisce però che il tempo trascorso nella realtà virtuale attraverso un videogioco potrebbe aiutare gli anziani a mantenere la propria memoria in uno stato vigile e sano più a lungo.

Secondo lo studio pubblicato lo scorso gennaio, gli scienziati del centro di ricerca neurologica Neuroscape dell’Università di San Francisco in California, hanno sviluppato un videogioco in realtà virtuale, primo nel suo genere, che può migliorare la memoria in adulti sani e anziani.

Nel gioco dal titolo Labyrinth-VR, i giocatori indossano un visore VR e navigano attraverso quartieri e aree di dimensioni sempre più grandi, completando missioni di crescente complessità mentre la trama progredisce attraverso 42 livelli. 

Lo studio ha coinvolto 48 adulti anziani cognitivamente sani, con un'età media di 69 anni. Metà dei partecipanti ha giocato a Labyrinth-VR, mentre l'altra metà, costituita dal gruppo placebo, ha giocato a normali videogiochi commerciali che non si prevede abbiano effetti benefici sulla memoria. Tutti i partecipanti hanno giocato in un arco di dodici ore per un totale di quattro settimane.

Durante le sessioni di gioco, i giocatori camminano sul posto e muovono il proprio corpo, compiendo dunque un esercizio fisico che ne aumenta il flusso sanguigno cerebrale, associato dai ricercatori al miglioramento delle prestazioni cognitive generali. Gli studiosi hanno infatti intercettato un miglioramento di un importante tipo di memoria a lungo termine, la cosiddetta memoria ad alta fedeltà, ossia la capacità di distinguere nuovi oggetti da quelli molto simili visti in precedenza.

I partecipanti sono stati quindi valutati su questo tipo di memoria utilizzando un test che ha valutato il ricordo di tali oggetti. I partecipanti al gioco in realtà virtuale hanno migliorato significativamente la loro memoria ad alta fedeltà rispetto al gruppo placebo, che si è rivelata pari a quella di giocatori di 20 anni, confrontando i dati ottenuti con i risultati di test precedenti effettuati su vari gruppi demografici.

Il team di ricerca auspica che tali giochi possano servire come intervento digitale negli adulti più anziani affetti da "lieve deterioramento cognitivo", definito come un notevole declino della memoria e del controllo dell'attenzione. Secondo l’Associazione Americana per la Ricerca sull’Alzheimer, oltre il 20 per cento delle persone over 65 presenta tale deterioramento, per il quale sono stati già testati molti farmaci, ma di cui nessuno ha mostrato un effettivo beneficio per la memoria a lungo termine.

Questi risultati suggeriscono che a seguito dell’esperienza virtuale, 75 su 100 adulti anziani cognitivamente medi si comporterebbero come i giocatori più giovani. "Non li abbiamo addestrati e poi testati su compiti di memoria altamente dettagliati, ma li abbiamo semplicemente guidati nel navigare e migliorare i propri movimenti nell’ambiente virtuale", ha affermato Adam Gazzaley, fondatore e direttore esecutivo di Neuroscape.

Memoria ad alta fedeltà a parte, i partecipanti hanno migliorato significativamente anche altri compiti di memoria, come i walk test, ossia il ricordo dei punti di riferimento visti durante una passeggiata intorno a uno degli isolati della mappa di gioco. 

Ma i ricercatori non vogliono fermarsi e hanno in progetto di testare una versione del gioco per tablet, già in lavorazione. La pandemia da Covid-19 ha dimostrato infatti l'importanza dell'assistenza medica a distanza, per cui i dispositivi per la realtà virtuale non risultano facilmente accessibili a casa e per le quali una versione in 2D potrebbe aumentare le possibilità di fruizione e di terapia domestica.