Tesori di casa nostra

Arte, natura e liquirizia: Calabria sorprendente

Monasteri castelli, una costa intatta e incantevole. E un distillato di sapori mediterranei

Itinerario on the road in Calabria, in provincia di Cosenza, là dove mar Tirreno e mar Ionio sono più vicini, seguendo le tracce di architetture, tesori artistici, prodotti tipici giunti fino a noi da un lontano passato. Fra le tappe, Rossano, terra dell’Oro nero del Mezzogiorno, come viene chiamata la liquirizia, un arbusto dalle radici, lunghe, contorte e difficili da estirpare, che hanno reso celebre nel mondo questo angolo di Calabria, ai piedi del versante meridionale del massiccio del Pollino.

Punto di partenza del nostro itinerario è Cosenza, denominata l’Atene della Calabria per le sue nobili tradizioni culturali (l’Accademia Cosentina, tuttora attiva, fu una delle prime a essere fondata in Italia nel Cinquecento). Sulle pendici del colle San Pancrazio si trova Cosenza Vecchia, d’ impronta medievale, dominata dal Castello Normanno, con il Duomo. Edificato nell’XI sec ma più volte rimaneggiato, venne consacrato da Federico II di Svevia nel 1222, che donò la celebre Stauroteca, un reliquiario a forma di croce in oro, con filigrane, smalti e pietre preziose, oggi fra i tesori conservati alla Galleria Nazionale. Da visitare Palazzo Arnone, che ospita una ricca Pinacoteca con capolavori di Mattia Preti. Nella piana sottostante si è sviluppata la città moderna, con piazza Campanella e corso Mazzini. Pedonale, è una sorta di galleria d’arte all’aperto: vi si possono ammirare sculture di artisti del calibro di Joan Mirò, Emilio Greco, Salvador Dalì, Giorgio De Chirico, Arnaldo Pomodoro, Giacomo Manzù.

Rossano, capitale mondiale della liquirizia - Da Cosenza si sale verso la Sila, per poi raggiungere la Costa ionica, passando fra fitte foreste di conifere che abbracciano Camigliatello Silano (1271 m), moderno centro di villeggiatura e di sport invernali. Si prosegue sul margine occidentale del Parco nazionale della Sila e si tocca Longobucco (784 m), paese dell’argento e dei telai, affacciato sulle gole del torrente Trionto. Ai piedi della Sila Greca, ecco lo sperone di roccia granitica rossa su cui è abbarbicata Rossano, capitale mondiale della liquirizia (a cui è dedicato anche un Museo), fra i principali centri bizantini della Calabria. Dal VI all’XI sec numerosi monaci provenienti dalla Grecia vi si rifugiarono, dapprima nelle grotte scavate sui fianchi del ciglio roccioso, poi in monasteri (ne furono fondati sette). Rossano divenne un importante centro religioso, punto di riferimento per i gruppi di origine greca e i numerosi esuli siciliano fuggiti all’occupazione araba. Nel Museo diocesano è conservato uno dei più antichi e preziosi evangeliari miniati bizantini, il Codex purpureus rossanensis del V-VI sec. Da visitare è la chiesa di San Marco, fra gli edifici bizantini più interessanti della Calabria, dalla cui terrazza si ha una splendida vista.

Un museo goloso - A Rossano, in Contrada Amarelli, si trova il Museo della liquirizia. In questo angolo di Calabria, il microclima ha fatto sì che si produca la migliore liquirizia del mondo: lo ha riconosciuto persino l’Enciclopedia britannica, e greci e fenici pare che venissero in Calabria per rifornirsi di liquirizia e commercializzarla poi nel Mediterraneo. Solo qui poteva sorgere il museo che ne racconta storia e produzione. Il museo è ospitato in una residenza quattrocentesca di proprietà della famiglia Amarelli, l’unica in Calabria che ancora oggi prosegue l’attività di produzione. Già nel 1500 i baroni Amarelli commercializzavano le radici di questa pianta, ma è nel Settecento che decisero di costruire un vero e proprio impianto industriale (il “concio”) per l’estrazione del succo dalle radici di liquirizia, un succo che si scoprì ottimo per pastiglie, bonbon, ma anche - ad esempio - per la concia del tabacco.

Una lavorazione preziosa: e curiosa - Le radici si estraevano, allora come oggi, fra l’autunno e la primavera mentre in estate venivano lavorate, spezzandole, pressandole e mettendole a bollire in caldaie a legna. Se ne estrae il succo, da cui proviene la liquirizia, nera e brillante. Foto d’epoca, incisioni, documenti, abiti, oggetti di vita quotidiana riportano il visitatore a quando Rossano faceva parte del Regno di Napoli. Ancora: attrezzi agricoli e tutto ciò che serviva per lavorare la campagna, giornali, libri contabili, registri paga, documenti che testimoniano le prime esportazioni all’estero, forme di porcellana e stampi in bronzo, lettere di fornitori e clienti e persino la corrispondenza con le autorità dell’epoca. Un angolo riproduce proprio un vecchio ufficio spedizioni con casse di legno, timbri, fatture e un’antesignana fotocopiatrice. E’ stato ricostruito anche un punto vendita ottocentesco. Davvero curiosa l’evoluzione delle confezioni di caramelle: si è passati dalle scatolette di legno a quelle fantasiosamente illustrate, in metallo. Una grande vetrata fa intravvedere la lavorazione attuale della liquirizia. Accanto al museo, lo stabilimento (con la grande pressa che serviva a spezzare le radici) e il punto vendita aziendale. Dei tempi passati sopravvive il mastro liquiriziaio: tocca a lui controllare l’esatto punto di solidificazione del succo.

Monasteri e castelli - Seguendo la strada per Corigliano, a 18 km da Rossano, una deviazione porta al monastero di Santa Maria del Patire, dell’XII sec, che fonde elementi bizantini, normanni e arabi, con un pavimento a mosaico con raffigurazioni di animali, sia reali che mitologici. Riprendendo la strada principale verso lo Ionio, Corigliano Calabro è arroccato sotto il castello d’origine altomedievale, attorno a cui trova il caratteristico e antico quartiere di Ognissanti. Tanta storia, ma pure tanta cucina qui, dove l'acciuga in salamoia unita al peperoncino rosso piccante tritato (prodotto simbolo della Calabria) e al peperone dolce seccato al sole è davvero speciale.

La terra delle clementine - Si segue quindi la strada che costeggia lo Ionio, attraversando la grande e fertile piana solcata dal fiume Crati, ricca di uliveti, aranceti e piantagioni di clementine (tutelate dal marchio Igp). Sibari deve il suo nome alla più antica delle colonie greche della costa ionica, Sybaris, fondata nell’VIII sec a.C. Conosciuta per la sua ricchezza e per lo sfarzo, l’eleganza, la cultura dei suoi abitanti, era – con i suoi 510 ettari-la più grande città della Magna Grecia dopo Taranto. Le vestigia di questo glorioso passato si ammirano nel Parco archeologico e al Museo nazionale archeologico della Sibaritide, aperto nel 1996 nei pressi dei laghi di Sibari. Tappa successiva, Cerchiara di Calabria con il Santuario della Madonna delle armi arroccato su una roccia (fra i principali santuari mariani del sud Italia) e la suggestiva Grotta delle ninfe, dove ci si può immergere nella calde acque della piscina termale naturale, le proprietà terapeutiche dei cui fanghi erano note fin dall’antichità.

Le icone bizantine di Frascineto - Civita, suggestivo paese di etnia albanese, merita una sosta anche per le Gole del Raganello, fra i canyon più spettacolari d’Italia. Si prosegue verso Frascineto (dove si trova l’unico Museo di icone bizantine del Sud Italia) e, imbocca l’autostrada, verso Morano Calabro, Bandiera Arancio del TCI, arroccato su un’altura dominata dai ruderi del Castello medievale. Nella Collegiata di S.Maria Maddalena si ammira uno splendido Polittico di Bartolomeo Vivarini (1477). A questo punto, la strada ci porta verso il Tirreno, meta Diamante, ultima tappa del nostro itinerario la capitale del peperoncino, l’Oro Rosso della Calabria. 8 km di spiaggia, mare cristallino, ha i vicoli allegramente colorati da oltre 150 murales di pittori e artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo.

Informazioni: www.turismo.regione.calabria.it