L'ultimo dato di Unioncamere – il numero delle imprese straniere presenti in Italia continua a crescere – ne certifica il dinamismo. Un'indagine di Intesa Sanpaolo ne rivela l'alta resilienza.
Pur andando meno forte del passato – i ritmi di crescita sono inferiori rispetto a quelli registrati negli anni scorsi –, le nuove imprese sono superiori a quelle che cessano la propria attività: il saldo tra aperture e chiusure tra le imprese guidate da stranieri è ancora positivo (nel secondo trimestre del 2017, ha sfiorato le 7mila unità).
Attualmente il sistema delle imprese straniere in Italia conta 580mila realtà.
A crescere non è solo il numero, però: di recente, è aumentata anche l'incidenza sul tessuto imprenditoriale italiano, passata dal 7,2% del 2011 al 9,5% del 2011. Un dato che, osserva Unioncamere, è “indice di una popolazione immigrata sempre più attiva nello scenario economico del Paese”.
Attivi perlopiù in alcuni settori – in ordine crescente per numero di imprese attive, troviamo il commercio, le costruzioni, l'alloggio e ristorazione (dati Unioncamere) –, gli imprenditori stranieri hanno dimostrando una notevole capacità di reazione alle difficoltà della crisi economica.
Un dossier di Intesa Sanpaolo – lo studio analizza le performance di oltre 135 mila imprese del manifatturiero e di alcuni servizi più aperti al mercato dal 2011 al 2015 (alloggio e ristorazione, servizi, ICT, trasporti e logistica) – evidenzia che durante la crisi economica l'imprenditoria straniera ha assunto un ruolo e un peso relativo di importanza crescente, contrastando il ridimensionamento dei tassi di natalità delle imprese autoctone e ampliando e diversificando l'offerta di prodotti e servizi.
La riduzione complessiva delle imprese presenti (-0,9%) registrata tra il 2011 e il 2015 è stata mitigata dalla crescita delle imprese create dagli stranieri (+21,3%) che ha compensato il calo rilevato tra le quelle italiane (-2,9%) Le imprese straniere hanno reagito meglio alla crisi, dunque.
Gli indicatori lo certificano ampiamente, presentando valori superiori a quelli delle aziende italiane: +17,7% contro il +10,1% per quanto riguarda le vendite tra il 2012 e il 2015, +26,6% contro +14,2% in relazione all'occupazione e +37,0% contro +19,5% per quanto riguarda il totale attivo.