"E' buono, ama la sua sorellina più piccola e ogni mese ci lascia 300 euro, la metà del suo stipendio". Così descrive Younes , il killer della Rambla ucciso dalla polizia, la madre di lui, Ghanima, 46 anni e quattro figli, che vive a Ripoll. E che ha raccontato il suo Younes al "Corriere della Sera" poche ore prima che lui morisse.
"Ha cominciato a lavorare - dice la donna - e guarda i cartoni animati con i fratelli più piccoli, ride spesso. Non ci racconta mai quel che fa quando esce con gli amici. Ma non ha un brutto carattere. Non ci lamentiamo".
L'inviato del Corriere parla con la donna tramite le psicologhe e le insegnanti del Grup de Mestres, che traducono le sue parole. E la incontra poco prima dell'uccisione del terrorista. "Non ho mai notato nulla di strano nel suo comportamento, neppure negli ultimi mesi - racconta Ghanima -. Non gli piace stare al computer. Quando è via chiama sempre per augurarmi la buonanotte. per me è ancora un bambino".
"E' comunque mio figlio" - Quando parla della strage eseguita da Younes, la donna dice: "Ha fatto delle cose terribili, io e suo padre lo abbiamo già condannato. Gli ho sempre creduto, ma non sono pentita. E' comunque mio figlio e spero di rivederlo vivo".
Un collega: "Era distratto, non finiva mai un lavoro" - Non la pensa così un suo collega di lavoro, Jordi, che racconta: "Per due mesi è andato bene. Voleva mettere la testa a posto ed essere stufo di bere e fumare hashish. Poi all'inizio di marzo mi dice che ogni giorno alle 12 deve uscire per la preghiera in moschea. Andava sempre peggio, non finiva mai il lavoro. Aveva la testa altrove. Non puoi essere distratto e tenere tra le mani una fiamma ossidrica".