Regeni, Nyt: "Usa fornirono al governo Renzi prove su responsabilità Egitto" | I genitori di Giulio: "Vicini a verità"
Ma Palazzo Chigi replica: "Dagli Usa non sono mai arrivate prove esplosive". Il padre e la madre del ricercatore: "Ora serve pressione su Il Cairo"
Gli Stati Uniti dell'amministrazione Obama acquisirono prove che Giulio Regeni era stato rapito, torturato e ucciso dai servizi di sicurezza egiziani e avvertirono il governo Renzi. Lo rivela il New York Times. "Abbiamo trovato prove incontrovertibili sulla responsabilità di funzionari egiziani", ha detto una fonte al quotidiano, secondo cui gli Stati Uniti "passarono la raccomandazione al governo Renzi".
"Non era chiaro chi avesse dato l'ordine di rapirlo e, presumibilmente, di ucciderlo", ha raccontato un'altra fonte al New York Times, ma quello che gli americani sapevano per certo, e che hanno condiviso con gli italiani, era che la leadership egiziana era totalmente consapevole delle circostante della morte di Regeni. "Non avevamo dubbi che questa faccenda era conosciuta ai massimi livelli", ha spiegato una terza fonte dell'amministrazione Obama: "Non so se avessero la responsabilità ma sapevano".
Palazzo Chigi: "Mai trasmesse prove esplosive" - Palazzo Chigi, da parte sua, sottolinea come nei contatti tra amministrazione Usa e governo italiano avvenuti nei mesi successivi all'omicidio di Regeni non furono mai trasmessi elementi di fatto né tantomeno "prove esplosive". Fonti del governo sottolineano anche che la collaborazione con la Procura di Roma in tutto questi mesi è stata piena e completa.
Padre Regeni: "Abbiamo tre nomi, ora serve pressione su Il Cairo" - "Abbiamo ben tre nomi di ufficiali egiziani che sono stati sicuramente coinvolti nelle operazioni che hanno visto la tragica sorte di Giulio. Penso che con un passo ulteriore, mettendo un po' più di pressione sul governo egiziano, noi possiamo farcela ad arrivare alla verità". Così il padre di Giulio Regeni, Claudio. Serve "una scorta mediatica, qui che tenga d'occhio e monitori, e un'altra per quando andremo a Il Cairo", ha aggiunto la madre, Paola Deffendi.
La madre: "Sempre più lutto" - La madre del ricercatore italiano inoltre, in un post intitolato "Sempre più lutto!" sul proprio profilo Facebook, ha pubblicato le foto della bandiera italiana listata a lutto esposta dal giorno della morte del giovane sul Municipio di Fiumicello (Udine), dove vive la famiglia. In un'altra foto, insieme alla stessa bandiera, si vede un pezzo del manifesto giallo "Verità per Giulio Regeni". La donna ha pubblicato il post dopo la notizia della distensione tra Italia ed Egitto (l'ambasciatore italiano ha infatti fatto rientro a Il Cairo) nonostante il caso sia ancora irrisolto.
"Pronti ad andare a Il Cairo" - "Siamo pronti ad andare a Il Cairo, avevamo già dato la data ufficiale per il 3 ottobre, diciamo che la scelta di mandare giù l'ambasciatore ha anticipato, siamo sempre in tempo a spostare la data, se vogliamo arrivare prima noi dell'ambasciatore possiamo sempre farlo", ha quindi aggiunto Paola Deffendi, sottolineando inoltre che "a noi interessa capire veramente perché e chi ha dato l'ok a prenderlo, torturarlo e ucciderlo".
SU TGCOM24