Si dice con "il cuore in pezzi per un caso di malagiustizia che dura da undici anni" una madre abruzzese che lo scorso aprile è stata assolta con formula piena dal giudice del tribunale di Avezzano, in Abruzzo, per le accuse di maltrattamenti, lesioni e sequestro di persona verso i propri figli. Nonostante la decisione del tribunale, alla donna è stato negato il ricongiungimento con i propri ragazzi, che oggi vivono in altre famiglie.
I fatti - Tutto ha inizio un pomeriggio di fine estate, nell'agosto 2006. La polizia irrompe in un appartamento di Avezzano, in provincia de L'Aquila, dopo che era stata allertata dai vicini per gli strilli disperati di un bambino. Gli agenti in casa trovano un bimbo di sei anni, chiuso in camera con il volto tumefatto. Per la madre, allora 25enne, e con un’altra figlia alle spalle, comincia il calvario. Viene arrestata insieme al compagno convivente con accuse gravissime, che vanno dai maltrattamenti alle lesioni, fino al sequestro di persona.
La donna non si da pace, reagisce in tuttie le sedi ribadendo la propria innocenza. Anzi, sottolinea di essere vittima di quel degrado, insieme ai figli, ma nessuno le crede. Botte, maltrattamenti e violenze erano all’ordine del giorno: i referti del pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano, accumulati nel corso degli anni, e le denunce alle forze dell’ordine erano lì a dimostrarlo, eppure per i giudici lei era una complice del convivente. Uno spiraglio di luce sembra giungere dalla Corte di Cassazione che annulla tutti i provvedimenti di carcerazione preventiva, poichè le carte dimostravano che la donna era anch’ella vittima delle violenze e succube del convivente. Nonostante tutto la donna perde i figli, non li rivedrà mai più.
Il processo - Nel frattempo il processo continua: il convivente ammette le proprie responsabilità e patteggia la pena nel corso dell’udienza preliminare. La donna è convinta che a quel punto sopraggiungesse l’archiviazione nei suoi confronti, che forse le avrebbe consentito di riavere i suoi figli, e invece arriva il rinvio a processo. Passano altri anni, tra testimoni, rinvii e rinnovo delle prove si arriva allo scorso aprile, quando il giudice del tribunale di Avezzano, Anna Carla Mastelli, decide di assolverla con formula piena per tutti i reati di maltrattamenti, lesioni e sequestro di persona. Ma la donna non ha più potuti abbracciare i figli, che oggi hanno 17 e 13 anni e vivono in altre famiglie.
“È una vicenda molto triste, la violenza sulle donne è un’emergenza sociale e un problema culturale al centro di importante dibattito nella società odierna” commenta l’avvocato Filippo Paolini che ha assistito la donna durante l’iter processuale. “Questa storia - continua Paolini - dimostra come a volte le donne debbano difendersi non solo dai loro aguzzini ma da quelle stesse istituzioni che dovrebbero per prime proteggerle e che invece finiscono per demolirle completamente. Questa donna, ingiustamente accusata e detenuta, potrà ora ottenere un cospicuo risarcimento, ma nessuno potrà mai reintegrarla della perdita più grande per una madre: l'amore per i figli.”