Esattamente cinquant'anni fa, il 5 agosto 1967, uscì "The Piper at the Gates of Dawn", primo album dei Pink Floyd, che cambiò per sempre la storia della musica. Unico disco realizzato sotto il controllo di Syd Barrett, è considerato la pietra miliare del rock psichedelico. Contenente tracce come "Interstellar Overdrive", l'opera è una diretta emanazione di un'epoca musicale di sperimentazioni creative, di cui i Pink Floyd furono maestri.
Il nome dell'album - la cui traduzione è "Il pifferaio alle soglie dell'alba" - è ripreso dal titolo del settimo capitolo del libro per bambini "Il vento tra i salici", scritto da Kenneth Grahame e pubblicato nel 1908. Per quest'opera i Pink Floyd ricevettero un anticipo di 5mila sterline e una percentuale molto bassa di royalties, ma il contratto prevedeva fortunatamente una totale via libera per la composizione musicale vera e propria. A produrre l'album fu Norman Smith, ingegnere del suono dei Beatles, i quali non casualmente, nello studio accanto a quello dei Pink Floyd, Road stavano contemporaneamente registrando in quel di Abbey Road "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", altra pietra miliare del rock.
Composto da undici canzoni tra lato A e lato B, il disco risente della pesante influenza del "genio folle" di Syd Barrett, che già nel successivo disco "A Saucerful of Secrets" fu estromesso dal gruppo per via del suo consumo eccessivo di Lsd: la droga gli provocò infatti non pochi problemi psicologici, che si tradussero nel conseguente ritiro a vita privata fino alla morte del 7 luglio 2006.
Caratterizzata da tempi dilatati, voci enigmatiche trasportanti e distorsioni, l'opera fu registrata utilizzando tecniche nuove, tra le quali l'uso di doppie tracce, eco e riverberi, che resero riconoscibile e distintivo il sound dei Pink Floyd. "The Piper at the Gates of Dawn", inoltre, diede di fatto l’avvio al genere dello space rock - presente in forma ancora arcaica in "Lucifer Sam", "Pow R. Toc H." e "Astronomy Domine" - ripreso poi da artisti come Beatles, David Bowie, T. Rex, My Bloody Valentine, Rockets e Muse.
Anche se l'album raggiunse eccellenti vette compositive, le relazioni all'interno della band a quel tempo non furono altrettanto idilliache: lo storico disco, infatti, rappresentò per Syd Barrett l'inizio della sua fine, ben visibile sin dal tour promozionale, dove talvolta si presentava sul palco immobile e muto, o persino si rifiutava di esibirsi. Per "A Saucerful of Secrets" si rese dunque necessario l'ingresso di David Gilmour.
I Pink Floyd, tuttavia, non dimenticarono mai il contributo di Barrett: all'ex-componente, infatti, dedicarono - a quanto sembra - "Wish You Were Here", indimenticabile album del 1975, contenente - oltre alla traccia omonima - le storiche "Shine On You Crazy Diamond" (in nove atti), "Welcome to the Machine" e "Have a Cigar".
Al di là delle vicissitudini dei componenti della band, "The Piper at the Gates of Dawn" ha per sempre cambiato la storia della musica, che ha visto aggiungersi un altro ampio e fondamentale capitolo di rock psichedelico. I Pink Floyd poi hanno proseguito sempre più sulla strada del rock progressivo, portato alla perfezione stilistica dalla stessa band inglese insieme ai Van der Graaf Generator, King Crimson, Genesis, Emerson, Lake & Palmer, Yes, Rush, Gentle Giant e molti altri.