"Il fatto è angosciante: la motovedetta tunisina ha alzato il fuoco a prescindere, noi eravamo in acque internazionali e 11 padri di famiglia a bordo solo per fortuna si sono salvati". E' un fiume in piena Giampiero Giacalone, l'armatore dell'Anna Madre, uno dei due motopescherecci attaccati mercoledì, raggiunto telefonicamente da Tgcom24, dopo che la redazione era venuta in possesso del video che riprendeva la "sparatoria" in mare. L'Sos lanciato alla Capitaneria di Mazara del Vallo (Trapani) e l'intervento di un elicottero della Marina militare hanno evitato il peggio. "Se anche avessimo sconfinato mai avrebbero dovuto spararci e spero da cittadino italiano che Roma si faccia sentire". A testimoniare quanto accaduto proprio il video girato da un marinaio a bordo dell'Anna Madre, in cui si sentono i colpi di mitragliatrice dalla motovedetta in avvicinamento.
Chi ha girato il video che prova l'attacco?
"Uno dei miei 11 uomini a bordo. Si sono salvati per pura fortuna, il peschereccio non ha riportato danni strutturali tant'è che ha proseguito la navigazione fino a Lampedusa per denunciare l'accaduto, ma per la verifica delle condizioni devo aspettare che rientri in porto a Mazara tra 20 giorni. Resta il fatto che quegli 11 padri di famiglia scampati alla morte sono traumatizzati e non continuano a lavorare in modo sereno. Siamo tutti basiti e l'atto non è giustificabile".
Qual è la versione delle autorità tunisine?
"All'elicottero della Marina che è giunto in soccorso nostro e dell'Aliseo hanno risposto in via ufficiosa che c'è stato un errore di calcolo nel valutare la nostra posizione. A bordo dell'Anna Madre c'è la blue box che in tempo reale segnala alla Capitaneria di Mazara la posizione e ho verificato la cartografia: eravamo in acque internazionali. Quindi è inspiegabile il gesto della motovedetta che a forza voleva portare i pescherecci italiani in un porto tunisino".
Che certezza si ha che fosse un'imbarcazione militare tunisina?
"Nel video si vide la matricola sulla fiancata, per esempio".
Cosa chiede?
"A Lampedusa l'equipaggio ha prodotto le dichiarazioni di rito per evento straordinario; ai miei pescatori rimane il trauma: uno che va a rubare ha la consapevolezza di cosa rischia, ma chi va a lavorare non si aspetta di trovarsi coinvolto in una sparatoria intimidatoria. Da cittadino italiano mi auguro che Roma faccia chiarezza su questo atto anomalo; ho molta fiducia, non per il risarcimento, che passa in secondo piano, ma perché si possa lavorare senza la minaccia costante di sconfinamento, sapendo, nell'eventualità possa anche accedere, che non vengono rispettate le procedure amministrative convenzionali".