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Libia, anche il vice di Sarraj contro la missione navale italiana

Secondo fonti della Farnesina, però, le parole di Mejbari "non minano la cooperazione" tra Roma e Tripoli: "Andiamo avanti regolarmente"

Acque sempre più agitate sulla missione navale italiana in Libia. Dopo il no del generale di Tobruk, Khalifa Haftar, anche uno dei quattro vice presidenti del Consiglio presidenziale libico, Fathi Al Mejbari, boccia la missione definendola una "violazione della sovranità del Paese" e invoca l'intervento di Onu, Lega Araba e Unione africana. Secondo fonti della Farnesina, però, le parole di Mejbari "non minano la cooperazione" tra Roma e Tripoli.

La Farnesina sottolinea che il rapporto di cooperazione tra Roma e Tripoli è "mirato a potenziare la lotta contro i trafficanti di esseri umani e a rafforzare la sovranità libica, il tutto all'interno di una cornice giuridica certa". La missione di ricognizione della nave italiana Comandante Borsini in Libia procede "regolarmente" - aggiungono altre fonti qualificate - e non vi è allo stato alcuna ripercussione sul normale andamento delle attività in seguito alle dichiarazioni di alcuni esponenti locali, hanno aggiunto.

Secondo Al Mejbari - scrive il sito della Tv LibyaChannel - la missione navale italiana rappresenta "un'infrazione esplicita dell'accordo politico" e delle sue clausole, in particolare quelle relative alla "sovranità della Libia", e "non esprime la volontà del Consiglio presidenziale del governo di intesa". Quindi chiede all'Italia di "cessare immediatamente la violazione della sovranita' della Libia, rispettando gli accordi internazionali, mantenendo le relazioni di buon vicinato e rispettando gli accordi in vigore tra i due Paesi". Poi l'appello alla comunità internazionale e al Consiglio di Sicurezza Onu di "esprimersi riguardo a tale violazione" e alla Lega Araba e all'Unione Africana a "condannarla".

La nuova presa di posizione di uno dei membri del consiglio presidenziale libico segue le dichiarazioni del potente maresciallo della Cirenaica Khalifa Haftar che due giorni fa aveva ordinato di bombardare le navi italiane. Minacce che, assicura l'ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone "non fermano la missione italiana in Libia". In un'intervista a Il Corriere della Sera il diplomatico aggiunge che l'Italia è interessata a "operare d'intesa con tutti i libici", e dunque "anche con il generale". Quindi "cercheremo il contatto anche con lui e faremo in modo di spiegare gli obiettivi di una missione che non è militare, ma di assistenza".

Intanto in questo botta e risposta non si fermano gli sbarchi. Approfittando del caos che regna in Libia dalla caduta del rais Muammar Gheddafi nel 2011 i trafficanti di esseri umani continuano ad imbarcare decine di migliaia di disperati. Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) da gennaio sono giunti in Europa oltre 114 mila migranti, di cui oltre 94 mila solo in Italia. A queste statistiche vanno aggiunti gli oltre 2.385 morti nella traversata.

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