Fusione PSA-Opel

Lʼambizione da grandeur delle auto francesi

Nasce il colosso con Peugeot, Citroen, Opel e Vauxhall

Non chiamatelo sciovinismo, ma le ambizioni da grandeur dellʼindustria francese stanno suscitando in Europa più di qualche muso lungo. Se da un lato la Francia “non” vuole vendere agli stranieri, pur comunitari (vedi i cantieri di Saint-Nazaire a Fincantieri), dallʼaltro non si scompone se vuole acquistare allʼestero. Di Vivendi e del suo aggressivo modus operandi si parla da mesi, ma anche nel settore auto la tendenza è la stessa.

Qualche giorno fa il gruppo Renault si è fatto vanto di essere diventato, nel corso del primo semestre 2017, il primo gruppo automobilistico del mondo. Scavalcando nientemeno che i tedeschi di Volkswagen! Un gruppo che è piuttosto unʼAlleanza, fatta con Nissan (che vende più veicoli di Renault nel mondo), e dallo scorso anno con Mitsubishi, oltre che di marchi controllati come Dacia, Samsung Auto e AvtoVaz. La grandeur di Renault è però messa in discussione dal nuovo colosso nato sotto le insegne PSA: è scattata infatti da ieri, formalmente, la fusione del gruppo che detiene i marchi Peugeot e Citroen con quelli Opel e Vauhall acquistati da General Motors. Puntano al 17% del mercato europeo già da subito e nel 2020 stimano di generare i primi profitti in termini di cash flow operativo.

Opel nel gruppo PSA, e non meno importante la britannica Vauxhall che fa le stesse vetture di Opel, sono una rivoluzione importante. Gli americani di GM comprarono la Adam Opel AG nel lontanissimo 1931, Hitler non era ancora al potere, e cederla oggi è un segnale delle tendenze in atto nellʼindustria globale. PSA e Opel/Vauxhall già collaborano dal 2012, e alcuni nuovi modelli ‒ come Crossland X e Grandland X ‒ già condividono molte cose dei due gruppi al di qua e al di là del Reno. Poi toccherà a Combo e Opel Corsa. “Oggi assistiamo alla nascita di un vero grande gruppo europeo”, ha sottolineato Carlos Tavares, Presidente del gruppo PSA. Ma la domanda è unʼaltra: e se fossero stati i tedeschi o gli americani a voler comprare uno dei marchi storici dellʼauto francese? Non osiamo immaginare le resistenze…