Il governo di Tobruk attacca l'Italia per la decisione di inviare navi in Libia per fronteggiare l'emergenza migranti. In un comunicato firmato dal Comitato nazionale libico per la difesa e la sicurezza, si definisce la necessità di combattere l'immigrazione illegale un "pretesto", accusando il nostro Paese di volere interferire negli affari libici "con un intervento militare flagrante". E si invita a resistere.
Una presa di posizione che si inserisce nell'intricato scacchiere libico, divenuto terreno di scontro tra diverse potenze regionali. L'Italia riconosce come interlocutore il governo di unità nazionale guidato da Fayez al Serraj, appoggiato dall'Onu. E infatti non è la prima volta che il governo di Tobruk, non riconosciuto dall'Onu ma sostenuto dal presidente egiziano al Sisi e appoggiato dalla Francia (che in Cirenaica concentra i propri interessi, anche petroliferi), attacca il nostro Paese: a gennaio la riapertura dell'ambasciata tricolore a Tripoli era stata definita un atto di aggressione militare.
La Camera dei rappresentanti dello Stato di Libia accusa questa volta l'Italia di voler essere presente nella politica libica "in combutta con il consiglio di presidenza incostituzionale e illegale", come viene definito il governo di al Serraj. L'Italia viene anche avvertita che le sua "violazione della sovranità dello Stato libico" porterà a delle "conseguenze".