Il 26 luglio di 89 anni fa nasceva a Sassari Francesco Cossiga. Ministro dell'Interno all'epoca dell'offensiva più cruenta del terrorismo in Italia, poi presidente del Consiglio, da Capo dello Stato segnò le vicende istituzionali facendosi profeta della riforma del modello di governo, in modo da renderlo più efficiente e moderno, anche ricorrendo ad argomenti forti, che gli valsero l'epiteto di "Picconatore". Chi lo ricorda bene è Gaetano Quagliariello, autore fra l'altro di una biografia di De Gaulle, senatore e leader di 'Idea', che all'AdnKronos racconta le lunghe conversazioni mattutine con Cossiga. "Mi chiamava lui, molto presto - rievoca il senatore - e nel tempo questo rapporto si è mantenuto".
In qualche modo, anche oltre la scomparsa dello statista sassarese, il 17 agosto 2010. "Sono nato il 23 aprile. Ebbene - rivela Quagliariello - ad ogni compleanno ricevo una telefonata in cui mi vengono trasmessi gli auguri del Presidente Francesco Cossiga. Proprio così: si tratta di un legato, che viene eseguito, sulla base delle sue volontà. In quest'occasione, in un certo senso, ricambio gli auguri per il suo, di compleanno...".
Poi, inevitabile, in queste settimane di grande attivismo del nuovo presidente francese, un riferimento all'efficienza del sistema d'Oltralpe. "L'esempio di Macron - sottolinea Quagliariello - evidenzia il filo rosso del fallimento dei tentativi italiani, da Maccanico in poi, di dare al nostro Paese un sistema istituzionale più efficiente".
"Cossiga sottolineava la necessità di costruire un sistema istituzionale in grado di affrontare la complessità della modernizzazione". E per far questo, provò a dare la 'sveglia' ai politici della prima Repubblica, e continuò a farsi sentire anche durante gli albori della seconda, ma da noi, spiega Quagliariello, non accadde ciò che era avvenuto in Francia.
"Si parla tanto di Quinta Repubblica. Ma quella svolta - evidenzia Quagliariello - fu voluta da diversi grandi politici della Quarta Repubblica, che ne sono stati protagonisti almeno quanto Charles De Gaulle, basti pensare a Guy Mollet e Pierre Pfimlin". Come a dire che in Italia, la spinta ideale che muoveva Cossiga non trovò analoghi coprotagonisti.