Vagabondando fra Lombardia ed Emilia Romagna lungo la Via Francigena, l’antico cammino di fede: le città d’arte della Pianura Padana accolgono ogni anno numerosi viandanti che per i più diversi motivi – fede, sport, turismo – decidono di avventurarsi tra pianure, colli e montagne. Ecco le meraviglie che incontrerete nel vostro cammino.
La Via Francigena nasce secoli fa, durante il regno di Carlo Magno, come strada dei pellegrini che dal nord dell’Europa si muovevano verso Roma per visitare la tomba dell’apostolo Pietro. Il cammino inizia a Canterbury, in Inghilterra, attraversa Francia e Svizzera e si conclude in Italia: qui, dal Gran San Bernardo fino a Roma, si snoda un percorso di 1.200 chilometri, che si può intraprendere a piedi o in bicicletta, per immergersi nella natura e nella storia. Sei tappe della Via Francigena si trovano tra Pavia, Lodi, Piacenza e Parma: ecco le meraviglie che incontrerete nel vostro cammino.
Le risaie pavesi - Dopo aver valicato le Alpi e superato Vercelli, si entra nel territorio di Pavia: qui cascine, risaie, argini dei fiumi sono il paesaggio tipico della pianura padana. Si passa per le città di Robbio e Mortara che meritano una sosta per poter visitare la chiesa di san Pietro, a Robbio, come esempio di romanico lombardo e il monastero di Sant’Albino, a Mortara, per le iscrizioni lasciate dai pellegrini medievali. La tappa successiva, da Mortara a Pavia, ci apre le porte dell’antico regno Longobardo: si entra infatti in un territorio strategico, a metà strada tra il mare e le montagne. Lomello era talmente importante che nel 590 la regina Teodolinda sposò qui il duca di Torino, Agilulfo, rendendolo così re dei Longobardi.
Il Ponte Coperto - In questo tratto il turista e il fedele troveranno il Santuario della Madonna della Bozzola, a Garlasco, da visitare prima di addentrarsi nel Parco del Ticino ed entrare a Pavia dal celebre Ponte Coperto. Si accede subito al centro storico dove le chiese di San Teodoro, San Michele Maggiore e il Duomo sono le tre mete da non perdere, per il fedele e per il turista. Da mettere in conto anche una pausa per assaggiare le specialità locali: salumi d’oca e una fetta della torta Paradiso.
I dintorni di Pavia - Dopo la sosta a Pavia si punta verso Orio Litta: il paesaggio qui è frutto del lavoro di bonifica durato secoli, è una pianura strappata ai fiumi e alle acque stagnanti. Ville e castelli punteggiano il tragitto, segni dei casati che si sono succeduti nei secoli: a Belgioioso il Castello è sede di eventi e manifestazioni durante tutto l’anno mentre a Chignolo Po il Castello Cusani, essendo una dimora privata, organizza per i turisti visite guidate. Infine, a Orio Litta, la maestosa Villa Litta Carini è aperta come museo, oltre a essere sede di eventi privati.
Si può scegliere il traghetto - Nella tappa da Orio Litta a Fiorenzuola d’Arda, i viaggiatori hanno un’alternativa: il traghetto o la strada. Si può seguire il percorso narrato da Sigerico, il vescovo che per primo raccontò la via Francigena tra il 990 e il 994, e utilizzare il Transitum Padi in località Corte Sant’Andrea oppure costeggiare il grande fiume lungo i paesi di Guzzafame e Valloria. Giunti a Piacenza una sosta è d’obbligo, per visitare la città o almeno i suoi luoghi storici più famosi: Palazzo Farnese, che ospita i Musei Civici, il Duomo e una delle molte trattorie che offrono piatti della tradizione: pisarei e fasö, nella stagione fredda e il tris di salumi DOP - pancetta, salame e coppa – per ogni temperatura. Si prosegue verso l’abbazia di Chiaravalle della Colomba. Vuole la leggenda che i confini del monastero fossero indicati da una colomba che, in volo, fece cadere della paglia a delimitare il perimetro della costruzione.
I pellegrini dell’Antelami - Si lascia la pianura piacentina per avvicinarsi ai primi rilievi parmensi: a Fidenza il passaggio dei pellegrini lungo la Via Francigena è ricordato con un bassorilievo sul Duomo: Benedetto Antelami, ha rappresentato una fila ordinata di fedeli in marcia Roma, chi a piedi e chi a cavallo, ad indicare la varietà delle classi sociali. A Fornovo di Taro, nella chiesa di Santa Maria Assunta, il passaggio dei pellegrino è ricordato da una statua posizionata in una nicchia della chiesa romanica: un viandante con una cesta sulle spalle, che doveva indicare ai passanti che si trovavano sulla strada giusta per la Città Santa.
Una pausa a Pieve di Bordone - Da Fornovo a Berceto il percorso è impegnativo sia per chi cammina che per chi pedala: ci si trova ormai sull’Appennino tosco-emiliano, sulla strada del Passo della Cisa. Le pause si potranno consumare a Pieve di Bordone, la cui chiesa risale al VII secolo. Da vedere la Deposizione della Croce, analoga a quella del Duomo di Parma. A Berceto Duomo e Museo di San Moderanno offrono testimonianze della liturgia ecclesiastica di vari periodi storici. Le città d’arte della pianura padana si congedano qui dai pellegrini, prima dell’ingresso in Toscana.