Dodi Battaglia, laurea honoris causa in chitarra: "I Pooh? Torno se...".
A conferirgliela è stato il Conservatorio di Matera, il musicista racconta l'emozione a Tgcom24
Un avvenimento "epocale". Lo definisce così Dodi Battaglia. Perché in 50 anni di carriera di premi e riconoscimenti ne ha ricevuti tanti. Ma a Matera hanno fatto di più. Il conservatorio "Egidio R. Duni" gli ha conferito una laurea honoris causa in "Chitarra elettrica - dipartimento di nuovi linguaggi e nuove tecnologie". Ed è la prima volta per un musicista pop. A Tgcom24 l'artista racconta il suo amore per la musica e confessa: "L'avventura dei Pooh è finita ma...".
Dodi cosa significa per te questo riconoscimento?
Sto vivendo un sogno in un contesto meraviglioso. Oltre alla gratificazione personale, un riconoscimento che arriva dopo 50 anni di carriera, per me è importante soprattutto perché è la prima volta che un conservatorio, dai tempi di Bach, conferisce una laurea honoris causa, non è previsto dal regolamento. E' la prima volta che delle istituzioni ufficiali si concedono il lusso di incorporare al loro interno un personaggio popolare. Ecco, questo per me è straordinario.
I tempi stanno cambiando?
Esatto e sta cambiando il Sud. A Matera ho trovato delle persone coltissime e intelligentissime. Devo ringraziare pubblicamente Piero Romano. E' un segnale di apertura mentale bellissimo. La musica non ha compartimenti.
Hai detto che la tua università è quella del palcoscenico, cosa ti ha insegnato?
Tutto quello che mi ha permesso di arrivare fino a qui. Studio musica da quando ho 5 anni. Masticare musica per me è stato fisiologico. Fino a 14 anni ho suonato la fisarmonica. Poi ho avuto la folgorazione per la chitarra e ho capito che sarebbe stato per sempre. Come per l'amore.
Hai avuto tanti riconoscimenti nella tua carriera, dal miglior chitarrista europeo (secondo la rivista Stern) e italiano...
Mi piacerebbe togliermi qualche sassolino dalla scarpa. In Italia tendiamo a considerare normali i nostri talenti, ma quando le cose sono eccezionali sono eccezionali e basta, Bocelli come tanti altri lo sono, dobbiamo imparare ad accettare che abbiamo delle cose di cui andare orgogliosi.
Quante chitarre hai?
Meno di un centinaio, e una cinquantina a cui sono legato. Dieci che mi fanno batter il cuore e una con la quale vado a letto. E' del 1960, l'ho comprata già usata, che mi fa ancora vibrare il cuore.
Hai composto tante musica per i Pooh e non solo, il pezzo preferito?
Chitarristicamente Parsifal è stato il primo vero pezzo che mi ha permesso di esprimermi in maniera diversa dal punto di vista strumentale. Per quanto riguarda l'ambito compositivo, invece, sono legato a un brano che si chiama 'Ci penserò domani', sono autore della musica, lo amo perché è un esempio raro in cui il testo si sposa bene con la musica. Ancora oggi mi fa venire la pelle d'oca.
L'avventura dei Pooh è finita finita?
Mi dicono che l'avventura è finita definitivamente. E non potrebbe essere altrimenti. Come Dodi Battaglia, però, ti dico che se venisse una persona con un bel assegnino che finisse non con 'mila' ma con 'oni', da destinare in beneficenza, allora direi subito sì. Se c'è da fare del bene io ci sto.
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