La guardia di finanza ha chiesto alle autorità fiscali svizzere gli elenchi relativi ai beneficiari italiani delle polizze assicurative di Credit Suisse al centro di un'indagine per frode fiscale. Le polizze, secondo l'accusa, sarebbero state un escamotage della banca per consentire a clienti italiani di portare denaro oltreconfine nascondendolo all'erario. L'istituto di credito replica: "Riteniamo chiuse le indagini delle autorità italiane".
Al termine dell'analisi dei dati svolta dalla Guardia di Finanza con l'Agenzia delle Entrate, sono stati finora identificati i titolari di 3.297 polizze, la maggior parte dei quali già destinatari di contestazioni degli uffici finanziari concluse con la riscossione di circa 173 milioni di euro per imposte, sanzioni e interessi. La nuova richiesta riguarda gli effettivi beneficiari italiani tuttora non compiutamente identificati, titolari di ulteriori 9.953 posizioni finanziarie, per un ammontare complessivo di 6.676.134.954 euro.
La risposta di Credit Suisse - In merito all'accaduto, la banca svizzera fa sapere che "il 14 dicembre 2016, le autorità giudiziarie italiane competenti hanno approvato l'accordo stipulato tra Credit Suisse AG e le autorità italiane a ottobre 2016 - si legge in un comunicato della banca elvetica -. L'approvazione della corte ha sancito la conclusione delle indagini da parte delle autorità italiane relative alle attività cross-border italiane di Credit Suisse AG per il periodo che va dal 2008 al 2015. Credit Suisse ritiene chiuse le indagini da parte delle autorità italiane relative alle attività cross-border italiane di Credit Suisse AG. Inoltre, l'indagine sulle polizze assicurative riguarda la casa madre Credit Suisse Ag, mentre né Credit Suisse Italy né la filiale di Milano di Credit Suisse Life e Pension sono coinvolte".