Negata la scarcerazione per Riina, giudici: "E' ancora in grado di intervenire in Cosa Nostra"
Il boss resta confinato al 41 bis ma nel reparto carcerati dell'ospedale di Parma. I giudici: "Non sarebbe curato meglio altrove"
Il tribunale di sorveglianza di Bologna ha rigettato la richiesta sia del differimento pena che di detenzione domiciliare presentata dai legali del boss Totò Riina. I giudici hanno riunito due procedimenti, decidendoli insieme. Riina quindi resta detenuto al 41 bis nel reparto riservato ai carcerati dell'ospedale di Parma. Alla richiesta dei legali, motivata da ragioni di salute del boss, si è opposto il pg di Bologna Ignazio De Francisci.
I giudici: "E' ancora in grado di intervenire in Cosa Nostra" - Salvatore Riina appare "ancora in grado di intervenire nelle logiche di Cosa Nostra", nonostante le sue condizioni di salute e l'età ormai avanzata e "va quindi ritenuta l'attualità della sua pericolosità sociale". E' un passaggio cruciale dell'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Bologna, nel rigettare l'istanza di differimento pena del boss. "La lucidità palesata" da Riina e "la tipologia dei delitti commessi in passato (di cui è stato spesso il mandante e non l'esecutore materiale) - proseguono i giudici - fanno sì che non si possa ritenere che le condizioni di salute complessivamente considerate, anche congiuntamente all'età, siano tali da ridurre del tutto il pericolo che lo stesso possa commettere ulteriori gravi delitti (anche della stessa indole di quelli per cui è stato condannato)".
Per quanto riguarda la tutela della sua salute, Salvatore Riina "non potrebbe ricevere cure e assistenza migliori in altro reparto ospedaliero ossia nel luogo in cui ha chiesto di fruire della detenzione domiciliare", aggiungono i giudici del tribunale di sorveglianza. Per loro è "palese", a Parma, "l'assoluta tutela del diritto alla salute sia fisica che psichica del detenuto".
Riina alla moglie: "Io non mi pento" - "Io non mi pento... a me non mi piegheranno" e "Io non voglio chiedere niente a nessuno, mi posso fare anche 3000 anni" sono le parole che Totò Riina ha rivolto alla moglie Antonietta Bagarella in un colloquio video-registrato avvenuto lo scorso 27 febbraio. Per i giudici è "degno di nota" il fatto che Riina asserisca che "non si piegherà e non si pentirà mai". E "altrettanto significativo" è un passaggio durante il quale i coniugi "giungono ad affermare che i collaboratori di giustizia vengono pagati per dire il falso".
Il legale del boss: "Faremo ricorso" - "Totò Riina rimane in ospedale ma è una ordinanza ampiamente ricorribile, e come tale sarà oggetto di ricorso", ha dichiarato il legale del boss, l'avvocato Luca Cianfaroni.
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