Torture, violenze e uccisioni. A Mosul, la città riconquistata dall'esercito iracheno, è scatta la rappresaglia dei soldati nei confronti dei miliziani dell'Isis. Nell'ex roccaforte di Daesh le forze governative non fanno sconti, dopo settimane di dura battaglia. La denuncia arriva da alcune organizzazioni umanitarie; la situazione è ormai fuori controllo, come testimoniato dalle immagini che circolano sui social network, riguardanti la vendetta.
Esecuzioni sommarie - In uno dei video, postato dall'account Twitter Mosul Eye, si vedono prigionieri picchiati e gettati da una rupe, con i corpi esanimi che poi vengono colpiti da raffiche di mitragliatore da parte dei soldati. Non mancano inoltre esecuzioni sommarie. Il governo di Baghdad ha risposto alle accuse, anche per cercare di impedire la diffusione di casi analoghi nel Paese. Un portavoce del ministero dell'Interno ha affermato che "le persone responsabili di questi atti devono essere portate davanti alla giustizia, se i video risulteranno autentici".
Le denunce - Human Rights Watch però parla inoltre di deportazioni e internamenti in un "campo di riabilitazione" per almeno 170 famiglie appartenenti allo Stato Islamico. Il campo di prigionia si troverebbe a Bartella, a 20 chilometri da Mosul. Anche Amnesty International, che accusava le forze irachene e l'aviazione della Coalizione internazionale a guida Usa di possibili "crimini di guerra" per i bombardamenti sulla parte ovest della città, afferma che è necessaria "una pronta e imparziale inchiesta" in merito agli episodi denunciati.