CINQUE CASI IN MENO DI 48 ORE

Femminicidio: in due giorni quattro donne uccise e una in coma

Crescono le denunce per maltrattamenti, ma il fenomeno sembra non fermarsi. La polizia: "Solo con uno sforzo sinergico si può abbattere il fenomeno"

Negli ultimi due giorni, per mano dei propri fidanzati o ex, in Italia sono morte quattro donne. In più, una è in coma dopo essere stata massacrata dal suo fidanzato: una vera strage. Bari, Montepulciano, Monza e Cagliari: nessuna zona d'Italia è esente dalla violenza. La famiglia resta l'ambiente in cui avvengono la maggior parte dei femminicidi. E nonostante il crescente numero di denunce per maltrattamenti, il fenomeno sembra non fermarsi mai.

Nell'anno passato un femminicidio ogni tre giorni - Una strage di donne, per mano di uomini che hanno avuto con loro un rapporto affettivo, che non si ferma e che nel 2016 ha visto un femminicidio ogni tre giorni: il numero delle vittime nel 2016 oscilla, a seconda delle fonti, da 110 fino a 120. E secondo i dati ufficiali nei primi cinque mesi del 2017 si sono contati almeno 29 casi. Numero sempre alto, nonostante l'aumento delle denunce per atti persecutori o maltrattamenti.

I casi degli ultimi giorni - Giovedì a Bari la 48enne Donata De Bello era stata uccisa dal suo compagno, secondo gli investigatori, durante l'ennesimo litigio. A Dragoni, nel Casertano, era stata uccisa Maria Tino, 49 anni. Il compagno, il 61enne Massimo Bianchi, le ha sparato in strada: la donna era sopravvissuta appena un anno fa a 25 coltellate dell'ex marito. Venerdì, invece, a Montepulciano (Siena), un operaio di 56 anni ha ucciso l'ex moglie, una romena di 42 anni, a coltellate, mentre era nella casa di due anziane che accudiva. A Roma un 79enne, Luigi Biasini, si è tolto la vita lanciandosi dal quinto piano dopo avere ucciso la moglie di 81 anni, Mirella Fiaccarini, con una busta di plastica in testa. Entrambi erano malati. A Cagliari, invece, un giovane di 25 anni, Riccardo Madau, ha picchiato la fidanzata al termine di una lite e, credendola morta si e' gettato da un cavalcavia. La ragazza, Manuela Picci, di 26 anni invece era ancora viva ed è ricoverata in ospedale, in coma farmacologico.

I numeri della strage - Una "mattanza da fermare", chiedono a gran voce l'ex ministro Mara Carfagna e la tante associazioni attive nell'assistenza alle donne, da Telefono Rosa ad ActionAid: negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1.740, di cui 1.251 (il 71,9%) in famiglia. Secondo un'analisi dell'associazione Sos Stalking, nel 32,5% degli omicidi di donne avvenuti negli ultimi dieci anni è stata utilizzata un'arma da taglio, nel 30,1% l'assassino ha dato fuoco alla vittima. Spesso capita che in seguito al delitto, il killer tenti il suicidio: nel 31,3% dei femminicidi l'assassino si è poi tolto la vita, nel 9% ci ha provato senza riuscirci.

Gabrielli: "Solo con sforzo sinergico si può fermare il fenomeno" - Un'analisi del fenomeno è stata fatta pochi giorni fa dal capo della Polizia, Franco Gabrielli, in audizione alla Commissione parlamentare d'inchiesta: anche se dai dati emerge un calo dei femminicidi è vietato indulgere nell'ottimismo. Persiste "un'area oscura di abusi e maltrattamenti" frutto di "una subcultura che reifica la donna disconoscendole il diritto alla libertà e all'autonomia". Il contrasto, per Gabrielli, "non si può fare solo con strumenti di polizia. Occorre fare rete tra mondo della prevenzione, della repressione e le istituzioni che operano nel sociale. Solo con uno sforzo sinergico possiamo pensare di abbattere il fenomeno". I dati della Polizia indicano negli ultimi anni una "progressiva riduzione" dei femminicidi, passati dai 124 del 2011 ai 111 del 2016 (-11%). Il calo è stato maggiore nei primi cinque mesi dell'anno, in cui si sono verificati 29 casi. L'aggressore è in maggioranza il partner (53%) o l'ex partner (15%). Tra i moventi si registra un calo di quello passionale ed una crescita dei rancori personali. I nuovi strumenti di prevenzione messi a disposizione dal legislatore, ha spiegato Gabrielli, "hanno cominciato ad incidere sulla riluttanza delle vittime a denunciare". I numeri evidenziano infatti un aumento delle denunce per atti persecutori (da 9.027 nel 2011 a 12.675 nel 2016), per maltrattamento (da 9.294 a 13.913). Calano invece quelle per percosse (da 15.200 nel 2015 a 13.729 nel 2016) e per violenza sessuale (da 4.617 nel 2011 a 3.984 nel 2016, mentre nei primi 5 mesi del 2017 le denunce sono state 1.381 contro le 1.584 dello stesso periodo del 2016).