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Omicidio volontario per il guidatore del Transit

Pesa la mancanza di educazione e senso civico

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Inutile girarci intorno e discutere dei fatti di Condove, in Val di Susa, parlando di “omicidio stradale” e “tragico incidente”. Non è di questo che si tratta. Fin dai primi rilievi e dalle testimonianze, la condotta di Maurizio De Giulio, al volante del Ford Transit che ha travolto e ucciso Elisa Ferrero e ferito gravemente il fidanzato Matteo Penna è apparsa subito omicida.

Omicida senza se e senza ma, e bene ha fatto la procura di Torino a convalidare la richiesta dʼarresto del 50enne, accusandolo di omicidio volontario. La sicurezza stradale, le norme per farla rispettare, non cʼentrano nulla con la follia di un uomo che ha perso la testa in un caldo pomeriggio dʼestate e ha usato il suo furgone da oltre due tonnellate per schiantare una KTM, una moto leggera da enduro che peserà sì e no 160 chili. È come se sul ring di boxe si affrontassero un peso massimo di 100 kg e un bimbo di pochi mesi che ne pesa 8! Nel carcere delle Vallette cʼè dunque, secondo il pubblico ministero Paola Stupino, un delinquente che ha usato come arma un furgone. E peraltro era anche recidivo.

Eppure in questi giorni si è fatto un gran parlare del nuovo reato di “omicidio stradale”, entrato nel nostro ordinamento poco più di un anno fa (25 marzo 2016) e che, però, non avrebbe avuto gli effetti sperati nella diminuzione delle vittime della strada. Come se la pena di morte, laddove prevista, avesse fatto calare il numero di delitti e omicidi. Lʼomicidio stradale è soltanto una nuova fattispecie di reato, che aggrava la pena qualora ‒ ed è difficile appurarla ‒ la condotta dellʼautomobilista sia particolarmente molesta e pericolosa (guida sotto effetto di droghe, alcol), e proprio per questo il colpevole di un incidente stradale spesso preferisce scappare se “sa” di aver ecceduto con queste sostanze.

Nel primo semestre del 2017 gli incidenti stradali con esito mortale sono stati 727, un anno fa furono 695). Dallʼentrata in vigore della legge sull’omicidio stradale sono 456 gli incidenti per i quali è scattata lʼaccusa di omicidio stradale. I fatti di Val Susa non rientrano nella fattispecie, la condotta del guidatore del Ford Transit è stata troppo grave. Lascia sul campo lo strazio di una giovane vita spezzata per una lite su una precedenza. Prima ancora che un nuovo reato, servirebbe forse introdurre in Italia dosi massicce di educazione e buon vivere civile.

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