L'ultimo Risk Outlook della Consob rivela che l'Italia è l'unico tra i quattro Paesi della Zona euro – gli altri sono Germania, Francia e Spagna –, dove le imprese hanno ancora difficoltà nell'ottenere del credito bancario. Si tratta di un dato tutt'altro che positivo.
Lo è specialmente se si considera l'importanza dei finanziamenti esterni (quindi anche quelli concessi dalle banche) per le imprese italiane: un'indagine della BEI su investimenti e finanza – lo studio ha coinvolto 12.500 imprese sparse nell'UE, di cui 622 italiane – ne ha sottolineato la maggiore dipendenza rispetto alle concorrenti europee (il 45 contro il 39%). In una recente nota, il Centro studi Confindustria ha sottolineato che “nell'attuale fase, la mancanza di credito per le imprese sta frenando la crescita italiana”.
Private dei finanziamenti, molte aziende non dispongono delle risorse “per nuovi investimenti produttivi, per il magazzino e, in alcuni casi, addirittura per l'attività corrente”. Meglio va a quelle che invece hanno accesso diretto ai mercati di capitale o hanno una maggiore capacità di autofinanziamento. Il CsC ha puntualizzato che “varie analisi hanno evidenziato il contributo importante fornito dal credito alla crescita del PIL nella fase pre-crisi”.
Tra il 2004 e il 2007 i prestiti alle imprese sono cresciuti mediamente in Spagna (+24% l'anno), Italia (+9%) e Francia (+8%). Tutti questi Paesi hanno registrato in quel periodo un'espansione dell'economia (in Italia +1,5% medio annuo nel 2004-2007). Eppure gli imprenditori hanno avuto molte difficoltà nell'ottenere i finanziamenti richiesti: Confcommercio stima che, tra il dicembre 2011 e il dicembre 2016, le imprese hanno perso quasi 120 miliardi di prestiti (attualmente il credito alle imprese in Italia è pari a circa 776 miliardi, contro gli 893 di cinque anni fa). Altrove le cose sono andate meglio: in Francia e Germania il credito concesso agli imprenditori è aumentato rispettivamente di 92,5 e 18,3 miliardi di euro.
Inoltre la stretta creditizia non ha colpito tutte le imprese allo stesso modo: una ricerca di Confesercenti, condotta sulla base dei dati della Banca d'Italia, sottolinea che, dal 2010 al 2016, il credit crunch è stato particolarmente intenso soprattutto per le piccole imprese italiane – ovvero quelle che impiegano meno di nove addetti –, nonostante la rischiosità delle piccole non sia superiore a quella delle grandi imprese.