Deep Web, Carola Frediani: “Ecco come funziona l’informazione sommersa”
Dal mondo hacker alla cybercriminalità, questi gli argomenti di cui abbiamo parlato con la giornalista esperta del tema
A dimostrare che il confine tra il legale e l'illegale, tra i criminali e i difensori della libertà di pensiero non è mai stato così sottile come nel Deep Web è Carola Frediani, giornalista de La Stampa, scrittrice ed esperta del tema. “Nell’immaginario comune – spiega l’autrice – il mondo sommerso è una miniera di informazioni. In realtà, non è proprio così. Si possono scoprire notizie interessanti, ma limitate a certi ambiti”.
Dott.ssa Frediani, ci può spiegare, innanzitutto, cos’è il Deep Web? E cosa si intende, invece, per Dark Web?
Per Deep Web si intende tutta la rete che non è indicizzata dai motori di ricerca. Spesso si usa quest’espressione anche per indicare il cosiddetto Dark Web - definizione giornalistica e impropria - cioè le reti anonime, che garantiscono un alto livello di non riconoscibilità sia a chi naviga, sia a chi gestisce server e servizi web. Esistono diversi siti che si possono utilizzare e visitare solo scaricando certi software - ad esempio Tor - e che non sono localizzabili (come nel caso di Silk Road). Per poterli trovare è strettamente necessario avere l’indirizzo, l’url.
Chi le è capitato di incontrare nel Deep Web?
All’interno si trovano tutti coloro che hanno bisogno di utilizzare particolari funzionalità tecniche di privacy e anonimato offerte da uno spazio come il Deep Web. E, nello specifico, persone che si impegnano per contrastare la censura e che vogliono accedere ai siti vietati nei loro Paesi. Altre che sono specializzate in strumenti informatici dell’anonimato (es. le criptovalute). In un ambiente simile, si possono scorgere molte comunità di questo tipo, specialmente il mondo hacker. E ancora, si può scoprire buona parte di cybercriminalità, di cui una fetta è coinvolta in reati più gravi, odiosi, pesanti, come la pedopornografia. Tuttavia, si trovano anche i media, che hanno i loro siti.
È più comune incappare in un criminale o in un dissidente che vuole aggirare la censura?
In realtà, non si tratta di incontri casuali, ma di ricerche mirate. Il problema principale di chi scarica questi software è che spesso non sa dove andare o cosa fare. Rimane lì. La questione consiste nel sapere cosa stai cercando e dove vuoi andare, avere i contatti, gli indirizzi. Un software come Tor, che è usato proprio per navigare su Internet in modo anonimo, è utilizzato anche per creare siti. Tuttavia, la maggior parte delle persone che ne fa uso lo fa per navigare nel web normale; solo una piccola parte lo adopera per il Dark Web. A livello quantitativo, dunque, questo elemento va tenuto presente. Milioni di persone usano Tor per accedere ai siti web vietati in tanti Paesi.
Quanto sono attendibili le notizie che circolano nel Deep Web?
Nel Deep Web non si trovano dei veri e propri giornali. Ci sono le testate – come ad esempio Il Guardian, Forbes, che hanno un loro sito – ma solo per raccogliere le segnalazioni degli utenti che preferiscono scrivere in modo anonimo. Detto questo, anche parlare di vere e proprie testate è improprio. Ci sono blog, che un po’ informano, ma sono basati soprattutto sul passaparola o su notizie che si ricavano dai forum, dai siti. Siccome non c’è nessuno che garantisce la veridicità dell’informazione, bisogna sempre verificare.
Una volta verificate, le segnalazioni potrebbero diventare una fonte alternativa per i giornalisti?
Circola un po’ l’idea che navigando nel Deep Web si possano trovare delle informazioni. Ma non funziona proprio così. Puoi scoprire notizie interessanti, ma limitate a certi mondi. Sicuramente non informazioni di politica estera. Quando avvengono gli attacchi informatici, puoi scovare notizie veramente rilevanti, perché chi ha dei documenti o dei link in merito potrebbe pubblicarli nel Deep Web. Pensiamo ad Anonymous, per esempio.
In che modo il Deep Web può aiutare ad aggirare la censura, sostenendo i movimenti di opposizione ai regimi totalitari?
Ci sono strumenti, come appunto Tor, che permettono a chi vive in certi Paesi sia di navigare in Internet normalmente - senza che il governo possa tracciarli, localizzarli o sorvegliarli - sia di aggirare filtri loschi in determinati siti. La Turchia, ad esempio, ha bloccato Youtube e Twitter, ma se si utilizza un browser come Tor è possibile aggirare la censura e utilizzarli entrambi. Tor, dunque, serve e viene usato sia per proteggere la propria identità – se devi comunicare con qualcuno, se devi navigare su Internet e quindi difenderti da un governo autoritario, che vuole sorvegliarti, perché magari sei un dissidente – sia per le persone comuni che vogliono aggirare censure e filtri.
Come funzionano i mercati illegali?
Sono siti somiglianti a dei forum. Funzionano più o meno come eBay: ci sono venditori che, in genere, accumulano dei punteggi basati sul feedback degli utenti che comprano qualcosa da loro. Questi portali vengono usati, spesso, per comprare la droga. Ma esiste anche un ricco mercato di strumenti informatici, utili per organizzare attacchi hacker, ad esempio. Inoltre, c’è anche il commercio delle armi, seppur limitato perché, comunque, vendere un’arma e spedirla è molto complicato anche nel Dark Web.
Articolo pubblicato su MasterX, periodico del master di giornalismo dell'Università Iulm di Milano
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