"Modena Park 2017" è realtà: introdotto dalle note di "Così parlò Zarathustra" di Richard Strauss, Vasco Rossi è salito sul palco e ha iniziato il concerto con "Colpa d'Alfredo", uno dei suoi brani simbolo della giovinezza. E per i 220mila accorsi al Parco Ferrari di Modena per il concerto che segna il record mondiale di spettatori paganti è stato subito delirio. Tre ore e mezza di musica per entrare dritto nella storia.
Vasco è arrivato in elicottero sul posto poco prima delle 19, facendo più volte il giro sul parco per ammirare (e fotografare) l'enorme folla accorsa. Un concerto iniziato con un tuffo negli anni 70 e primi 80. Dopo "Colpa d'Alfredo" si sono infatti susseguite "Blasco Rossi" (una sorta di inno del popolo del cantante di Zocca), "Bollicine" e "Ogni volta". Quindi è arrivata "Anima fragile" con Gaetano Curreri al pianoforte. Momento di grandissima intensità seguito dalla levità di "Splendida giornata". Chiodo giallo, immancabile cappellino in testa, Vasco è sembrato subito a suo agio, a dispetto della grandiosità dell'evento, al punto da improvvisare, su "Splendida giornata", un balletto con un gruppo di fan salite sul palco.
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La band che accompagna Vasco è quella che lo ha affiancato negli ultimi anni. Ma sul parco arrivano anche pezzi del suo passato. Come Maurizio Solieri, chitarrista storico, dagli esordi al 2014 (salvo qualche interruzione nel rapporto non senza polemiche) e Andrea Braido, che sostituì proprio Solieri tra il 1989 e il 1993 quando quest'ultimo lasciò insieme a Massimo Riva per un percorso autonomo della Steve Rogers Band.
Dopo un intermezzo strumentale Vasco rientra: nuovo giaccone di pelle, questa volta scuro, e momento delicato con "Vivere una favola". Mano a mano che lo spettacolo si dipana trovano spazio anche pezzi più recenti, come "Come nelle favole", che segue una "Siamo soli" cantanta a squarciagola dai 220mila del Parco Ferrari. Su "Rewind" in platea è un tripudio di reggiseni a vista, e spesso e volentieri volano via anche quelli. Il momento di goliardica esaltazione cede il posto a quello estatico di "Liberi liberi".
C'è spazio anche per un momento acustico in cui spicca "Canzone per te" tra "L'una per te", "Ridere di te" e "Va bene va bene così". La temperatura poi si alza con una doppietta di brani tirati come "Gli spari sopra" e "Sballi ravvicinati del terzo tipo" e la stilettata di "C'è chi dice no". Si prosegue sfondando le tre ore di concerto, anche se Vasco non sembra affatto risentire della fatica. "Sally" e "Un senso" sono un'accoppiata di rara portata poetica. E poi il finale con un pugno di canzoni simbolo: ci sono "Siamo solo noi" (con un lungo intermezzo per presentare i componenti della band), c'è "Vita spericolata" in una delicata versione piano e voce, un accenno di "Canzone" con una dedica a Massimo Riva (scomparso nel 1999) e "Albachiara", coronata da una lancio di fuochi di artificio. Si chiude così "Modena Park", dritto nei libri di storia della musica, con il suo record a livello di numeri e il suo riassunto di 40 anni del meglio del rock italiano.