Lʼaccoglienza dei francesi fu freddina, e dire che si era in agosto. Ma la Dyane aveva un compito arduo: sostituire la leggendaria “due cavalli”. Citroen si rendeva conto del problema e pensò di mantenere inalterate molte doti della prima: il motore boxer due cilindri, la trazione anteriore, l’accensione gestita direttamente dall’albero a camme e l’alimentazione tramite un carburatore che sfruttava la ventola di raffreddamento. Ma a risolvere i problemi di Dyane ci pensarono gli italiani…
La Citroen Dyane nasceva esattamente 50 anni fa, nellʼestate del 1967. A disegnarla fu Louis Bionier, che lasciò intatta la capote della 2CV (pur semplificandone lʼapertura) e inventò lʼoriginale portellone posteriore. Lʼabitacolo per 4 posti era più spazioso e crescevano anche la praticità e lʼaffidabilità. Facile da guidare, aveva unʼaltezza da terra importante e, insieme alle sospensioni comfort tipiche di ogni Citroen, Dyane era in grado di andare su sterrati e strade dissestate come nessunʼaltra utilitaria dellʼepoca poteva fare. Unʼauto a suo agio sempre, che come la 2CV disponeva di una manovella esterna che, inserita nel foro anteriore, avviava il motore nei casi di emergenza.
Aveva però una pecca: il due cilindri di 425 cc raffreddato ad aria era poco potente e, agli occhi dei francesi, non rappresentava un miglioramento rispetto alla 2CV… Fu la filiale italiana di Citroen a trovare la soluzione, dotando la Dyane del motore della berlina Ami6. Si trattava sempre di un bicilindrico, ma di 602 cc, che elevava la potenza dai 28 ai 35 CV. In quarta marcia la Dyane sfiorava i 120 km/h e la cosa piacque anche al di là delle Alpi. Metteteci lʼefficace campagna pubblicitaria pensata dallʼagenzia B-Communications, con lo slogan “Dyane: l’auto in jeans”, e il successo fu inevitabile, anche se spostato verso gli anni 70, dei quali è oggi ricordata come una delle auto simbolo. Restò in produzione fino al 1983, nel complesso Citroen ne assemblò 1.443.583 esemplari.