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Banche venete, Tesoro: pronte misure e tutela dei risparmiatori

Il Consiglio dei ministri adotterà un decreto legge per una cessione di beni di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza a una banca maggiore. La cessione consentirà la regolare apertura degli sportelli

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"Il governo si riunirà nel fine settimana per adottare le misure necessarie ad assicurare la piena operatività bancaria, con la tutela di tutti i correntisti, depositanti e obbligazionisti senior". E' quanto si legge in una nota del Tesoro dopo le comunicazioni sulle banche venete della vigilanza Bce e del meccanismo di risoluzione Ue che hanno dato il via libera alla liquidazione.

Il Consiglio dei ministri adotterà un decreto legge che crea le condizioni per una cessione di beni delle due banche venete (Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza) a una banca maggiore. La cessione consentirà la regolare apertura degli sportelli lunedì mattina.

Bce e Single Resolution Board hanno dato il via libera alla liquidazione di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, dopo aver accertato che sono "in dissesto". Si tratta del primo passo formale verso la creazione della good bank che verrà acquistata da Intesa e della bad bank che si accollerà' lo Stato. Ora serve il decreto del governo, che arriverà al termine di un cdm in programma per sabato.

Da Bruxelles sono arrivati segnali incoraggianti: ci sono "discussioni costruttive" e "progressi per trovare molto presto una soluzione". In vista del decreto, il premier Paolo Gentiloni ha incontrato a Palazzo Chigi il titolare dell'Economia Pier Carlo Padoan. "Mi sento di confermare totalmente la garanzia per quanto riguarda i risparmiatori e i correntisti", ha ribadito il presidente del consiglio.

Fra Tesoro e Intesa sembrerebbe comunque esserci un braccio di ferro su tema degli esuberi. L'operazione dovrebbe comportare circa 4.000 uscite, per un costo di circa 1,2 miliardi di euro. Dei posti di lavoro da tagliare con i prepensionamenti, solo 1.200 nelle venete avrebbero i requisiti, mentre gli altri sarebbero di Intesa che, però, anche dopo l'acquisizione delle good bank, non intende sostenere costi e nemmeno considerare l'ipotesi licenziamenti. Servirà quindi un rafforzamento del fondo esuberi con un intervento pubblico. In quel caso, Ca' de Sass potrebbe usufruirne anche per i propri dipendenti. Un'ipotesi che non sembra essere ben vista dalla Commissione Ue. Per questo dai sindacati sono arrivati appelli al governo.

Altro nodo è il no di Intesa alla richiesta del governo di partecipare al rimborso dei titolari di bond subordinati, che saranno praticamente azzerati insieme agli azionisti. C'è poi la necessità, per Intesa, di avere la certezza che vi sarà corrispondenza fra il decreto e la legge in cui verrà convertito. Il governo ha fatto presente che può garantire il suo impegno e che i tempi saranno veloci, ma non risulta che ci siano tecnicismi normativi in grado di blindare il testo.