Addio a Stefano Rodotà. Il politico e giurista, nato nel '33 a Cosenza, è morto a Roma, all'età di 84 anni. Il suo impegno accademico è stato legato a doppio filo con quello politico. Da sempre uomo di sinistra, dopo aver militato nei Radicali, è confluito nel Pci e poi nel Pds di Achille Occhetto, nel 1997, durante il primo governo Prodi, ricoprì il ruolo di Garante della Privacy, fino al 2005. Lascia la moglie Carla e due figli.
Era nato a Cosenza, nel 1933, ma si era trasferito a Roma dove si era iscritto alla facoltà di Giuirisprudenza dell'Università "La Sapienza" dove si era laureato nel '55.
Dopo aver fatto parte del Partito Radicale, nel 1979 entra in Parlamento come indipendente nelle liste del Pci. Sarà poi rieletto nel 1987 e nell'89 approda al Parlamento europeo e aderisce al Pds tra le cui file viene nuovamente eletto nel 1992.
Nel 1997 Stefano Rodotà diventa il primo presidente dell'Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali, mentre l'anno successivo prende in carico la presidenza del Gruppo di Coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza della Ue: la abbandonerà nel 2002.
Difensore dei diritti civili e della Costituzione, il giurista da molti anni ammoniva l'impoverimento culturale italiano e del mondo politico. Nel 2013 Rodotà è stato candidato, non eletto, per l'elezione del presidente della Repubblica: è stato votato dal Movimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia Libertà e da alcuni parlamentari del Pd.
"Ricordo Stefano Rodotà grande giurista, intellettuale di rango, straordinario parlamentare. Una vita di battaglie per la libertà", ha commentato su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
"Ha dato moltissimo al nostro Paese. Ho avuto tante volte l'occasione di incontrarlo e confrontarmi sul tema dei diritti, a lui particolarmente caro e al quale ha dedicato decenni di impegno: ne ricordo l'intelligenza vivace e la straordinaria capacità di affrontare con linguaggio semplice temi profondamente complessi. Ci mancherà", ha scritto su Facebook il presidente del Senato Pietro Grasso.