Ecco la traduzione della versione che i maturandi del liceo classico hanno dovuto affrontare come seconda prova della maturità:
La filosofia non è un’arte che ricerca il favore popolare né che serve a far mostra di sé (fatta per l’ostentazione); non risiede nelle parole ma nei fatti. Non viene impiegata per trascorrere la giornata con qualche svago, nè per eliminare il senso di disgusto che viene dall’ozio (né è impiegata per questo [cioè] affinchè il giorno sia trascorso con un qualche svago e affinchè la nausea sia sottratta dall’ozio): educa e plasma l’animo, regola la vita, guida le azioni, mostra ciò che si deve fare e ciò che si deve tralasciare, siede al timone e dirige la rotta attraverso le incertezze (le cose incerte) di un mare agitato (di situazioni mutevoli). Senza di questa nessuno può vivere tranquillamente, nessuno senza timori; accadono innumerevoli cose in ogni momento che richiedono un consiglio, che deve essere chiesto alla filosofia (a questa). Qualcuno dirà: “A che mi serve la filosofia, se esiste il fato? A che serve, se il destino comanda? Infatti gli eventi certi non possono essere mutati e nulla può essere predisposto per fronteggiare quelli incerti (contro gli eventi incerti), ma o un dio si è impadronito della mia facoltà di decidere (della mia decisione) e ha stabilito che cosa devo fare, o la sorte non concede nulla alla mia decisione. Qualunque di queste potenze (qualunque di queste) esista, o Lucilio, o se esistono tutte queste, bisogna praticare la filosofia; sia che il fato ci leghi con la sua inesorabile legge, sia che un dio, signore dell’universo, abbia disposto tutto quanto, sia che il caso spinga e agiti senza ordine gli umani eventi, la filosofia deve prendersi cura di noi. Questa ci esorterà ad obbedire con piacere al dio e con fierezza alla fortuna; questa ti insegnerà a seguire il dio e a sopportare la sorte (insegnerà affinchè tu segua il dio e sopporti il caso).