La 'ndrangheta è ben radicata nel Paese e non si arricchisce più intercettando solamente flussi economici illeciti, con il traffico di droga o le estorsioni, ma anche intercettando flussi pubblici. Lo rivela la Direzione nazionale antimafia secondo cui alcune indagini hanno rivelato come sia "presente in tutti i settori nevralgici della politica, della p.a. e dell'economia". E lo fa attraverso "esponenti di rilievo delle istituzioni e professionisti".
La 'ndrangheta, secondo il rapporto, "è presente in quasi tutte le regioni italiane nonché in vari Stati, non solo europei, ma anche in America (negli Stati Uniti e in Canada) e in Australia". La relazione sottolinea anche come "continuano a essere sempre solidi i rapporti con le organizzazioni criminali del centro/sud America con riferimento alla gestione del traffico internazionale degli stupefacenti, in primis la cocaina, affare criminale in cui la 'ndrangheta continua mantenere una posizione di assoluta supremazia in tutta Europa".
Per quanto riguarda il Nord Italia, soprattutto il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Toscana "sono territori in cui l'organizzazione criminale reinveste i cospicui proventi della propria variegata attività criminosa, nel settore immobiliare o attraverso operatori economici, talvolta veri e propri prestanome di esponenti apicali delle diverse famiglie calabresi, talaltra in stretti rapporti con esse, al punto da mettere la propria impresa al servizio delle stesse".
Piemonte e Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna ed Umbria, "sono regioni in cui, invece, vari sodalizi di 'ndrangheta hanno ormai realizzato una presenza stabile e preponderante, talvolta soppiantando altre organizzazioni criminali (così come avvenuto, per esempio, in Piemonte con le famiglie catanesi di Cosa Nostra) ma spesso in sinergia o, comunque, con accordi di non belligeranza, con le stesse, fenomeno riscontrato in Lombardia ed Emilia Romagna, ove sono attivi anche gruppi riconducibili alla Camorra o a Cosa Nostra".
Preoccupante è poi il rapporto, rivelato da alcune indagini, "tra la 'ndrangheta, esponenti di rilievo delle Istituzioni e professionisti (legati anche ad organizzazioni massoniche ed ai Servizi segreti) di piena intraneità, al punto da giocare un ruolo di assoluto primo piano nelle scelte strategiche dell'associazione, facendo parte di una 'struttura riservata' di comando".
"Attenta riflessione - secondo la Relazione della Dna - merita soprattutto la figura di Paolo Romeo, ritenuto il vero e proprio motore dell'associazione segreta emersa nel procedimento Fata Morgana e delineatasi con le indagini Reghion e Mammasantissima, dimostratasi in grado di condizionare l'agire delle istituzioni locali, finendo con il piegarle ai propri desiderata, convergenti, ovviamente, con gli interessi più generali della 'ndrangheta".
"All'interno di questa cabina di regia criminale - si legge ancora nella Relazione - è stato gestito il potere, quello vero, quello reale, quello che decide chi, in un certo contesto territoriale, diventerà sindaco, consigliere o assessore comunale, consigliere o assessore regionale e addirittura parlamentare nazionale od europeo. Sono stati, invero, il Romeo ed il De Stefano a pianificare, fin nei minimi dettagli, l'ascesa politica di Alberto Sarra, consigliere regionale nel 2002 - subentrando a Giuseppe Scopelliti, fatto eleggere Sindaco di Reggio Calabria".