Domenico Iavarone è il nome del giovane chef stellato che da febbraio 2017 guida la brigata di un nuovo ristorante di Torre del Greco, in provincia di Napoli, “Josè Restaurant” (ristorante alla carta di “Tenuta Villa Guerra”). È legatissimo alla sua terra d'origine, la Campania, che si trova non solo in tutti i suoi piatti (fa infatti capolino nello stile e, soprattutto, nelle materie prime), ma anche nell'ambientazione del suo nuovo locale, sorto all'ombra del Vesuvio. “Josè Restaurant”, difatti, richiama la raffinatezza e la naturalezza delle ville vesuviane: è caratterizzato dai colori bianco e verde, il bianco delle mura ed il verde delle distese che lo circondano.
La stella, Domenico Iavarone se l'è conquistata però al Maxi, altro ristorante campano (situato nella penisola sorrentina, per essere precisi) dove per anni ha dimostrato la sua qualità, la sua tecnica e la sua creatività (ecco quali sono le caratteristiche fondamentali della sua cucina), presentando piatti in cui sapori diversi si sposavano alla perfezione dando vita a un equilibrio sublime, dove i gusti della tradizione del sud Italia incontrano le tecniche contemporanee. Equilibrio stellato.
Qual è la prima cosa che fai la mattina quando ti alzi?
Da buon napoletano che rispetta la tradizione, non appena mi sveglio vado in cucina e mi preparo il caffè.
Quando inizia la tua giornata tipo e quando finisce?
Inizia presto, inizia al mattino alle 7. E poi chi lo sa a che ora finisce! Un ingrediente di cui non puoi fare a meno? Il pescato locale.
Qual è il primo piatto che ti ricordi di aver cucinato?
Un piatto molto semplice, con pochi ingredienti, ma che se fatto bene può essere comunque buonissimo: gli spaghetti al pomodoro e basilico.
E quale ha avuto più successo?
Le linguine con lumachine di mare in salsa alla “Puttanesca”.
Descrivi la tua cucina in tre aggettivi.
La mia cucina è di qualità, è tecnica ed è creativa.
Se fossi un film, che film saresti?
“Il Postino” di Michael Radford.
Se fossi una canzone, che canzone saresti?
Forse sarò scontato, ma sarei “Terra mia” di Pino Daniele. Quale altra sennò?
Qual è il giudice che temi di più?
Potrà sembrare incredibile, ma il giudice che temo maggiormente ha solo 8 anni. È mio figlio, Rosario Maria, che nonostante la tenera età è attentissimo alla stagionalità e alla qualità delle materie prime.
Qual è il tuo ristorante preferito?
Più che parlare di ristorante preferito preferisco parlare di ristorante del cuore. È “La Torre del Saracino” di Vico Equense: si tratta di un posto che mi ha dato tantissimo sia dal punto di vista umano che da quello professionale.
Qual è un tuo difetto?
Di difetti devo ammettere che ne ho davvero tanti, ma credo che il più evidente sia la mia lunaticità.
E un tuo pregio?
Sono una persona molto umile, e anche molto disponibile.
Cosa avresti fatto se non avessi fatto il cuoco?
Sono nato in una famiglia di macellai quindi credo che se non avessi fatto il cuoco la mia strada sarebbe stata inevitabilmente segnata: sarei tornato alle origini e avrei fatto il macellaio.
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