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Verona è una città magica... le vecchie strade del centro, i resti romani, i ponti, le chiese e il famoso anfiteatro che forse affascinano ancor di più nelle fredde giornate invernali.
Qui il Natale trova un'atmosfera perfetta ed è qui che nasce un dolce perfetto per il Natale: Il Pandoro.
Dolce tipico della città di Verona, è uno dei più caratteristici e consumati nelle festività natalizie, un'immancabile presenza in molte tavole imbandite a festa, spesso in alternativa al Panettone.
Una pasta soffice e dorata, più scura in superficie, a forma di stella con fragranze di vaniglia e di zucchero a velo. Quest'ultimo, che lo cosparge, lo fa assomigliare a una golosa cima innevata.
Qui il Natale trova un'atmosfera perfetta ed è qui che nasce un dolce perfetto per il Natale: Il Pandoro.
Dolce tipico della città di Verona, è uno dei più caratteristici e consumati nelle festività natalizie, un'immancabile presenza in molte tavole imbandite a festa, spesso in alternativa al Panettone.
Una pasta soffice e dorata, più scura in superficie, a forma di stella con fragranze di vaniglia e di zucchero a velo. Quest'ultimo, che lo cosparge, lo fa assomigliare a una golosa cima innevata.
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Una tradizione persa fra storia e leggenda
La storia del Pandoro non è chiara e, come tutti i miti, si perde nella leggenda.
La più accreditata delle storie che si raccontano vede la nascita di questo famoso dolce sulle tavole veneziane. Più precisamente il Pandoro deriverebbe dal “pan de oro” un dolce che veniva consumato dai ricchi veneziani nell'Ottocento che però, a sua volta derivava dal “nadalin”, un dolce che veniva preparato a Verona fin dal Medioevo proprio durante il periodo natalizio.
Secondo altri l'antenato del Pandoro dovrebbe essere cercato in terra austriaca; più precisamente sarebbe il “pane di Vienna”, un dolce derivato dalle brioches francesi.
Altri ancora ne fanno risalire le origini a tempi ben più antichi, fino all'epoca romana e a testimonianze dello storico Plinio Il Giovane.
A prescindere da tutte queste diverse spiegazioni c'è una data precisa, su cui pochi possono dubitare, che ha realmente dato i natali al Pandoro di Verona.
Si tratta del 14 ottobre 1894, giorno in cui il pasticciere Domenico Melegatti, fondatore dell'omonima industria dolciaria veronese, ottenne l'attestato di privativa industriale (una sorta di brevetto) per la ricetta di quel dolce che ora conosciamo così bene con il nome di Pandoro di Verona.
Anche la caratteristica forma di una stella con otto punte fu allora inventata per opera del pittore impressionista Angelo Dall'Oca Bianca.
La storia del Pandoro non è chiara e, come tutti i miti, si perde nella leggenda.
La più accreditata delle storie che si raccontano vede la nascita di questo famoso dolce sulle tavole veneziane. Più precisamente il Pandoro deriverebbe dal “pan de oro” un dolce che veniva consumato dai ricchi veneziani nell'Ottocento che però, a sua volta derivava dal “nadalin”, un dolce che veniva preparato a Verona fin dal Medioevo proprio durante il periodo natalizio.
Secondo altri l'antenato del Pandoro dovrebbe essere cercato in terra austriaca; più precisamente sarebbe il “pane di Vienna”, un dolce derivato dalle brioches francesi.
Altri ancora ne fanno risalire le origini a tempi ben più antichi, fino all'epoca romana e a testimonianze dello storico Plinio Il Giovane.
A prescindere da tutte queste diverse spiegazioni c'è una data precisa, su cui pochi possono dubitare, che ha realmente dato i natali al Pandoro di Verona.
Si tratta del 14 ottobre 1894, giorno in cui il pasticciere Domenico Melegatti, fondatore dell'omonima industria dolciaria veronese, ottenne l'attestato di privativa industriale (una sorta di brevetto) per la ricetta di quel dolce che ora conosciamo così bene con il nome di Pandoro di Verona.
Anche la caratteristica forma di una stella con otto punte fu allora inventata per opera del pittore impressionista Angelo Dall'Oca Bianca.
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Gli ingredienti e la ricetta originale
Gli ingredienti sono semplici: farina, zucchero, uova, lievito, burro e burro di cacao. Il gusto è altrettanto semplice nella sua descrizione: fantastico. Gusto ed ingredienti semplici non corrispondono affatto ad una lavorazione veloce e facile.
Al contrario, la preparazione del Pandoro è decisamente lunga, con molte fasi di lavorazione.
Si inizia con un impasto di zucchero, lievito, uova e farina che va lasciato lievitare per almeno due ore. All'aggiunta di burro, altra farina, altre uova e altro zucchero, segue una secondo periodo di lievitazione di altre due ore.
L'impasto va a questo punto ulteriormente lavorato, steso e piegato; vanno aggiunti altri ingredienti e va fatto riposare per trenta minuti.
Una quarta lavorazione precede un ulteriore riposo di trenta minuti.
Solo dopo la lievitazione nello stampo imburrato (ancora 30-60 minuti) è finalmente il tempo di infornare per una quarantina di minuti a 190 gradi e poi, da metà cottura, a 160 gradi.
Un dolce che richiede tanto lavoro, insomma, ma che donerà, una volta raffreddato e cosparso, a piacimento, di zucchero a velo, gusto e aroma unici.
Per altri articoli visitate Lorenzo Vinci
Gli ingredienti sono semplici: farina, zucchero, uova, lievito, burro e burro di cacao. Il gusto è altrettanto semplice nella sua descrizione: fantastico. Gusto ed ingredienti semplici non corrispondono affatto ad una lavorazione veloce e facile.
Al contrario, la preparazione del Pandoro è decisamente lunga, con molte fasi di lavorazione.
Si inizia con un impasto di zucchero, lievito, uova e farina che va lasciato lievitare per almeno due ore. All'aggiunta di burro, altra farina, altre uova e altro zucchero, segue una secondo periodo di lievitazione di altre due ore.
L'impasto va a questo punto ulteriormente lavorato, steso e piegato; vanno aggiunti altri ingredienti e va fatto riposare per trenta minuti.
Una quarta lavorazione precede un ulteriore riposo di trenta minuti.
Solo dopo la lievitazione nello stampo imburrato (ancora 30-60 minuti) è finalmente il tempo di infornare per una quarantina di minuti a 190 gradi e poi, da metà cottura, a 160 gradi.
Un dolce che richiede tanto lavoro, insomma, ma che donerà, una volta raffreddato e cosparso, a piacimento, di zucchero a velo, gusto e aroma unici.
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