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Cucina giapponese stasera? Sì, ma quella vera

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Amiamo sempre di più il cibo etnico, soprattutto quello nipponico, ma siamo sicuri di aver assaggiato quello vero?
In Italia i ristoranti 'a insegna giapponese' sono tantissimi: solamente a Milano se ne contano più di 400, eppure quelli autentici sono una ventina.
La proporzione rimane sostanzialmente invariata in città come Roma o Torino.
La maggior parte di noi, probabilmente, oltre ad associare erroneamente la cucina del Sol Levante soltanto al sushi, lo consuma perlopiù in locali gestiti da imprenditori cinesi secondo la formula 'All you can eat' (è davvero possibile mangiare pesce di qualità, rigorosamente fresco, fino a sazietà e a prezzo fisso? Ovviamente no).
Ciò determina una grande confusione nei consumatori mentre la ristorazione nipponica è condannata a dequalificarsi sempre più.
L'Associazione Italiana Ristoratori Giapponesi (AIRG), ente nato nel 2003 a Milano che raccoglie i più rinomati ristoranti giapponesi in Italia, difende e promuove la conoscenza del cibo e della cultura del Sol Levante attribuendo da tempo un marchio di qualità ai locali che incarnano lo spirito della tradizione culinaria giapponese: stiamo parlando di genuinità e freschezza degli ingredienti, rispetto delle tipicità regionali, attenzione al dettaglio e alla presentazione.
Di certo un passo avanti, ma non è sufficiente.
Per questo il Ministero dell'Agricoltura giapponese ha proposto una misura ancora più restrittiva, che già da marzo dovrebbe entrare in vigore: i veri chef nipponici, ovvero quelli che aderiscono alla cucina 'washoku' - questo è il nome della tradizionale cucina nipponica, riconosciuta nel 2013 patrimonio dell'umanità dell'UNESCO -, avranno un bollino di riconoscimento.

Qualsiasi chef - anche non giapponese, ma formatosi nel Sol Levante - potrà ricevere un bollino di certificazione: bollino 'bronzo' se ha partecipato a corsi anche brevi in Giappone, 'silver' per chi ha studiato almeno sei mesi e 'gold' a chi lo ha fatto per almeno 2 anni.
Una posizione netta, quella che viene da Tokyo, diretta a salvaguardare l'identità culinaria giapponese valorizzando una nicchia di locali autentici.
Perché funzioni, occorre che i consumatori comincino a scegliere la cucina etnica in maniera più critica e, per farlo, è necessario che capiscano qual è il sapore 'corretto' da ricercare nel sushi.
Un sistema di bollini è di certo un valido strumento per iniziare a chiarirci le idee assaggiando le vere specialità nipponiche.
Voi cosa ne pensate?

A cura di nerospinto.it