Consumata fin dall’antichità la Piadina Romagnola è divenuta un piatto celebre in tutto il mondo, consumata farcita, dolce o salata.
'Bella, tonda, compatta, fantastica, religiosa, miracolosa, come una grande ostia da spezzarsi nel rito domestico'. Con queste parole Marino Moretti, scrittore e poeta romagnolo, descrisse nella sua poesia La piè, la piadina tipica della sua terra.
Un cibo semplice, composto da un disco di farina di grano duro, impastata semplicemente con strutto o olio d'oliva, acqua e sale.
La piadina, in origine cibo popolare per antonomasia, usato come pane dagli strati più poveri della popolazione, è oramai divenuto un simbolo della Romagna e una pietanza conosciuta e consumata in tutto il mondo.
Viene comunemente consumata piegata a metà e farcita, con vari affettati, con crudo e squacquerone, con salsiccia, porchetta, ma anche con nutella e creme.
Una diffusione e una fama che, oltre ad essere sicuramente positivi possono rappresentare anche un rischio per la conservazione di quella tradizione, di quella storia e di quell'identità che la piadina non smette di veicolare.
Proprio a questo scopo, nel 2014, la Piadina romagnola, compresa la sua variante “alla Riminese” è stata registrata nella lista dei prodotti ad indicazione geografica protetta (IGP) dall'Unione Europea.
Una recente sentenza del Consiglio di Stato (numero 02405/2015) ha inoltre sancito, per contrastare qualsiasi imitazione, che questo delizioso prodotto potrà essere prodotto solo in Romagna, nella sua terra natale.
Tradizionalmente la Piadina Romagnola veniva cotta su un piatto di terracotta, detto teggia, che oggi è stato sostituito con piastre di metallo o lastre di pietra chiamate “teste”. I celebri chioschi sono la modalità maggiormente diffusa di distribuzione e produzione: qui le piadine vengono realizzate al momento e poi farcite.
La Piadina Romagnola alla Riminese, IGP, si contraddistingue per essere sottile, flessibile e di diametro maggiore.
Solitamente, infatti, soprattutto nelle zone di Forlì e Ravenna, essa è presentata nella sua variante più piccola, spessa e soffice.
Il crescione o cassone è un'altra variante che prevede la chiusura della piadina farcita prima della cottura.
Tra i primi a citarla Virgilio nel VII libro dell'Eneide quando scrive di una exiguam orbem, un disco sottile che una volta abbrustolito, veniva diviso in larghi quadretti.
Tra i cantori della Piadina Romagnola troviamo anche illustri esponenti della letteratura italiana, come Marino Moretti, Aldo Spallicci (col suo nome ha intitolato la rivista di tradizioni romagnole La Piè da lui fondata nel 1920) e soprattutto Giovanni Pascoli, che la definisce il pane nazionale dei Romagnoli.
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