Una Germania unita, europea e pacifica: l'eredità storica di Helmut Kohl
L'ex cancelliere governò per 16 anni cruciali: quelli della fine del comunismo e della riunificazione tedesca
Helmut Kohl non era un santo. Diversi scandali hanno attraversato la sua lunga carriera politica. Ultimo e più importante quello dei fondi neri della Cdu che mise fine alla sua lunga militanza nel 1999. Ma i suoi 16 anni da cancelliere e i 25 a capo dei Popolari tedeschi sui libri di storia non verranno ricordati per questo. La sua figura di statista, probabilmente per quanto concerne l'Europa la più importante del dopoguerra, si misura in quel miracolo che fu la riunificazione tedesca.
Un miracolo perché avvenne senza sparare un colpo e se appena appena si conosce la storia del continente degli ultimi 500 anni non può che apparire tale. Un miracolo anche per la visione politica di lunghissima e vasta prospettiva quando obbligò il suo partito fortemente contrario e poi il Bundestag tutto a convertire il Marco della Germania democratica con il DMark della più forte economicamente Germania dell'Ovest in modo vantaggioso per il primo (1 a 1 fino a una certa cifra e 2 a 1 il resto, considerando che l'Ostmark era praticamente carta straccia). Il tutto fu un salasso economico anche per la allora Repubblica federale ma consentì agli Ossie, i tedeschi dell'Est, di non entrare nel nuovo stato come i parenti straccioni dei Wessie, quelli dell'Ovest.
Naturalmente il risultato di questo sforzo economico gli costò le antipatie di molti in patria, soprattutto sulla sua ricca e conservatrice Baviera. Non gli fu perdonata, del resto, anche qualche sbruffonaggine di troppo. Come quando disse che avrebbe trasformato in pochi anni la ex DDR in un campo ricoperto di fiori. Le cose non sono andate esattamente così. Oggi quasi tutti i laender dell'Est, Sassonia a parte, soffrono di pesanti crisi economiche e alti tassi di disoccupazione e, quel che è peggio, di progressivo e inesorabile spopolamento.
Certamente le diffidenze tra tedeschi dell'Est e quelli dell'Ovest rimangono. Ma il suo mertito fu capire che contestualmente al crollo del comunismo, l'Unione Sovietica di Gorbaciov non aveva più né la forza né l'interesse, probabilmente, ad opporsi a una riunificazione che avvenne nelle cose ancor prima che nei suoi aspetti burocratici con il crollo del Muro di Berlino preso a picconate dagli stessi berlinesi.
Fu così che giocò la partita della vita e la vinse. Anche perché ebbe la sagacia politica di capire che non sarebbe potuta esistere una Germania unita da quasi 90 milioni di abitanti avulsa dal contesto europeo. Mitterrand e la Francia, la signora Thatcher e la Gran Bretagna non lo avrebbero permesso. E' per questo che l'Unione europea è fatta come è fatta con le sue regole rigide e la sua burocrazia. Dopo il 1945 i primi 40 anni di pace in Europa li garantì la deterrenza nucleare della Guerra fredda. Gli ultimi 30 questa tanto vituperata Europa con la Germania, la grande Germania unita al centro. Ma ora, dopo aver scatenato ben due guerre mondiali in vent'anni, con nessuna velleità di provocarne una terza. E questa è la grande eredità storica di Helmuth Kohl.
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