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"Jazz Meeting" incontra Vanessa Tagliabue Yorke

La cantante e performer rende omaggio ad Annette Hanshaw

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Appuntamento con il jazz di qualità ad Isera venerdì 16 giugno con Vanessa Tagliabue Yorke. La cantante e performer sarà in concerto, inserito nel programma di "Lagarina Jazz", per proporre il suo personale ed originale omaggio ad Annette Hanshaw, cantante molto popolare negli Anni 20 in America, che si ritirò dalle scene al culmine del successo. All'artista, Vanessa ha dedicato anche un disco pubblicato di recente da Artesuono, il cui titolo è "We like It Hot - Live at Acler", album inciso dal vivo con criteri che ne mantengono al massimo l'atmosfera "live".

Un lavoro discografico che nasce dall'intenzione di esplorare il linguaggio e i contenuti della musica che nei secondi anni Venti del Novecento risuonava a New York, grazie a orchestre come quella di Paul Whiteman, Jean Goldkette e soprattutto ad ensemble che accompagnavano la stessa Annette Hanshaw. Questa voce, diversa da tutte le altre voci nasali delle flappers che comparivano spesso alla radio, stregò tutta l'america e fu presto soprannominata dai musicisti "The personality Girl". Annette aveva un timbro caldo, morbido e una grande attitudine allo swing.

Vanessa, cosa rappresenta per lei la figura di questa cantante?
Annette Hanshaw ha per me un fascino misterioso, dice la cantante, l'imprevedibile interruzione della sua esperienza musicale, ha sortito l'effetto di cristallizzare un feeling e un senso musicale che appartiene solo a quell'epoca e che però non cessa di stupirmi e di trasmettere una sorta di vitalità e di novità. Annette per me è il simbolo di una femminilità nobile, elegante, pulita, di una creatività che in qualche modo rifiuta lo Spettacolo e che forse è consapevole di quanto sia difficile mantenere un rigore morale e spirituale, passando attraverso queste luci abbaglianti.

E' stata una cantante di grande originalità...
Sì, perché la Hanshaw si discostava dallo stile imperante in quel momento, aveva un grandissimo carisma a dispetto della sua timidezza. A livello biografico non si trova quasi nulla di lei di altre cantanti di quel periodo ci sono libri e racconti, ma non per lei. Musicalmente mi ha colpito per il suo timbro caldissimo a differenza ad esempio di Ruth Etting, altra cantante si successo di quel periodo, dal tono molto nasale. Annette piacque molto al pubblico fino ad essere ribattezzata "The Twenties Sweetheart". La Hanshaw ha lasciato comunque molti brani incisi, per questo negli anni diversi cantanti hanno potuto riproporre al pubblico le sue canzoni; Norah Jones ha realizzato ad esempio una versione di "If You Want the Rainbow".

Perché un "live"?
Il disco è nato dal vivo perché inizialmente l'idea era di restituire una grande creatività a questa musica, dal momento che non volevamo fosse "impacchettata" in arrangiamenti precisi. Abbiamo assorbito la musica di questa grande artista e lo abbiamo fatto in maniera istintiva. Quella del concerto è la condizione migliore da questo punto di vista, dal momento che si suona e si canta, senza poter cambiare nulla. Abbiamo anche suonato senza amplificazione, tutti in acustico, anche la gente che ascoltava la mia voce l'ha fatto come se ci trovassimo in studio. Stefano Amerio è stato fondamentale da questo punto di vista, nel suo lavoro di tecnico del suono. Con Vanessa hanno suonato: Paolo Birro al pianoforte, Francesco Bearzatti al clarinetto e Mauro Ottolini al trombone.

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