Undici brani che si incastrano, perfettamente, come nel Tetris. Filippo Graziani presenta a Tgcom24 il secondo album, "Sala Giochi", che arriva dopo l'importante Targa Tenco conquistata nel 2014. Più di due anni di lavoro per scrivere e selezionare i brani che hanno un solo filo conduttore: l'amore. Tra nostalgia delle cose passate e la ricerca di un "posto": "Che non ho ancora trovato". E un regalo speciale: Tanino Liberatore, grande amico del padre Ivan Graziani, firma un disegno.
Il secondo album arriva dopo la Targa Tenco del 2014, senti questa responsabilità?
Un po' si. Il premio per me è stato molto importante e quindi cerco di mantenere uno standard alto. Spero di farcela.
Hai lavorato più di due anni al disco, come nasce?
Ho scritto i testi tra un concerto e l'altro e quando è stato il momento di metterli insieme ho voluto dare un vestito e una idea estetica-musicale.
Qual è il filo conduttore?
L'amore, sicuramente. In tutte le sue declinazioni. L'amore nella frustrazione, anche quando finisce male.
Perché l'hai intitolato "Sala Giochi"?
Volevo rinchiudere le canzoni in un immaginario che fosse anche il simbolo del periodo a cui mi sono ispirato. La sala giochi è un luogo romantico, dimenticato, che non esiste più. E' anche un voler tornare bambini. Ai percorsi cognitivi di quando eravamo piccoli, dove niente era sporcato dall'idea della società e della responsabilità.
Sostieni che la musica sia un po' come un videogame, perché?
Quando compongo parto da una base e aggiungo vari pezzettini fino a quando il pezzo non prende forma.
Come nasce l'incotro con Liberatore?
Sono sempre stato un grande appassionato di fumetti. Dopo la musica è la forma artistica più immediata secondo me. Tanino Liberatore ha lavorato con mio papà all'inizio della carriera, ci siamo inocntrati di recente, e dopo che timidamente ho cominciato a parlargli del mio disco ne è nata una collaborazione. Per me è un grande privilegio avere un suo disegno.
© ufficio-stampa
A proposito del tuo papà, Ivan Graziani, c'è un pezzo dedicato ai tuoi genitori...
In realtà è dedicato a tutti i genitori. In 'Appartiene a me' canto le cose di noi che anche se sono radicate non le possiamo dare agli altri.
A vent'anni dalla morte, tuo papà è ricordato come merita?
Sono in controtendenza su questo, penso che si facciano tante cose per papà. Quando si parla di musica si parla di affinità emotiva, ci sono dei cantautori che raccontano le cose con una certa dialettica, mio papà lo ha fatto cantando cose scomode e mettendo le storie davanti. Mi piace molto il modo in cui è ricordato e le persone da cui è ricordato.
Filippo dove è il tuo posto?
La risposta non l'ho data neanche nel disco. Non l'ho trovata, ma ci sto lavorando. Cerco il mio posto in questa società che non è fatta per le persone sensibili. Io mi aiuto con la musica.