A fine 2016 il numero delle imprese gestite da stranieri sul territorio italiano è nuovamente aumentato, registrando addirittura una crescita a doppia cifra rispetto al 2011. Un dato in controtendenza rispetto a quello rilevato per il tessuto imprenditoriale italiano, che nello stesso arco di tempo ha invece riporato una flessione del numero di attività.
A tirare le somme sul fenomeno è la Confesercenti che, nella sua ultima analisi, spiega come le attività più interessate dall’imprenditoria straniera siano il commercio ambulante, il cibo, le pulizie e i minimarket.
Ma vediamo i numeri. A fine 2016 le imprese straniere censite erano 571 mila, il 25,8% in più rispetto al 2011. Una crescita notevole, soprattutto se confrontata con l’andamento delle imprese italiane, diminuite del 2,7% nel periodo considerato dall’indagine.
Interessante notare come in alcuni comparti oltre la metà delle imprese del nostro Paese siano gestite da stranieri. È il caso del commercio ambulante, ad esempio, dove il numero delle imprese straniere supera le centomila unità, rappresentando il 53,5% delle imprese totali di questa tipologia di attività. Anche per gli internet point la dinamica è simile, si parla di 3.200 gestioni straniere: il 58,1% del totale. Quote importanti si rilevano anche per i servizi di pulizia (20,7%), take away (24,3%) empori (36,3%) e centri massaggi (27,9%).
Confrontando l’andamento a livello territoriale, la Confesercenti spiega che tra le grandi città, l’aumento più marcato di imprese straniere tra il 2011 ed il 2016 ha interessato Napoli, con un +165,4% a cui seguono Palermo, +54,6%, e Roma con un +51,2%. La quota maggiore sul totale delle imprese si registra però a Firenze, dove si attesta al 17,3% sulle imprese totali della città, mentre a Roma si registra il numero assoluto più elevato: 48.413 unità.