Lo stock è però ancora elevato

Pubblica amministrazione: diminuiscono i tempi per i pagamenti

Secondo le elaborazioni del Centro Studi ImpresaLavoro tra il 2015 ed il 2016 i giorni impiegati dalla PA per saldare i propri fornitori sono passati da 131 a 95, rimanendo però tra le tempistiche più elevate d'Europa

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Sono passati due anni da quando è scattato l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di ricevere solo fatture in formato elettronico dai propri fornitori, ricorda Unioncamere in un recente studio. Una scelta che, stando ai recenti dati del Centro Studi ImpresaLavoro (che ha elaborato l’ultima edizione dell’European Payment Report di Intrum Justitia), ha contribuito positivamente sulle tempistiche con cui la pubblica amministrazione salda le imprese fornitrici.

Secondo lo studio, infatti, mentre a livello europeo le tempistiche sono aumentate tra il 2015 ed il 2016, passando da 36 a 41 giorni, in Italia nell’arco di un anno si è invece verificata una flessione dei giorni, passati da 131 a 95.

Un buon risultato, che non allontana però il nostro Paese dalla testa della classifica dei Paesi meno virtuosi. Con 95 giorni siamo infatti secondi, alle spalle solo della Grecia dove il saldo dei pagamenti avviene mediamente in 103 giorni. Stesse tempistiche si rilevano in Portogallo, mentre in Spagna, che occupa il quarto posto, si scende a 78 giorni. I Paesi che vantano le tempistiche migliori sono invece il Regno Unito, la Finlandia e l’Estonia, tutte e tre con 22 giorni. La Germania si piazza invece quartultima con 23 giorni.

Ma a quanto ammonta, nel complesso, lo stock di debito contratto dalla Pubblica amministrazione nei confronti dei debitori? Secondo le più recenti rilevazioni della Banca d’Italia si parla di qualcosa come 64 miliardi di euro, appena quattro miliardi in meno rispetto allo stock registrato nel 2015.

Il Report di Intrum Justitia analizzato dal Centro Studi ImpresaLavoro ha poi condotto un sondaggio per osservare la questione dal punto di vista delle imprese. Nel nostro Paese il 46% degli intervistati ritiene che pagamenti più veloci consentirebbero più assunzioni (il 23% in Europa), una quota più ampia (il 61%) segnala invece che i ritardi nei pagamenti sono una delle cause di licenziamento dei dipendenti. Senza contare che per quasi tre imprese su quattro i ritardi dei pagamenti avrebbero un impatto negativo sulla crescita delle imprese.