Scuola, si punta al ‘tutti in classe’ per l’ultimo mese. La sfida riguarda soprattutto le superiori
Il premier Draghi ha messo in cima alle priorità per le prossime settimane la riapertura definitiva delle scuole, per tutti gli studenti, compresi quelli delle superiori. Almeno per l’ultimo mese di lezione
Sul fronte scuola l'obiettivo di Mario Draghi è chiaro: riportare gli studenti in classe, tutti i giorni e senza distinzioni tra piccoli o grandi, tra elementari o superiori. Almeno per l'ultimo mese di lezioni. A dichiararlo lui stesso durante la conferenza stampa di ieri, incentrata su vaccini e Recovery Plan. “Io voglio vedere le prossime settimane di riaperture, a cominciare dalle scuole – ha sottolineato il Presidente del Consiglio - l'obiettivo deve essere quello di dare ai ragazzi l’opportunità di almeno un mese in classe, per chiudere assieme l’anno”.
Scuola 'appesa' alle vaccinazioni
Molto dipenderà dal successo del piano vaccinale: “Stiamo guardando al futuro delle prossime settimane. Le riaperture (non solo scolastiche, ndr) dovranno esserci – assicura Draghi – ma non ho una data, ci stiamo pensando in questi giorni, dipende dall’andamento dei contagi e dei vaccini. Sulle riaperture conterà il dato sull’andamento delle vaccinazioni nelle classi a rischio”.
Gli studenti più piccoli già sono in classe
Ma le ultime parole del premier sono solo l’ulteriore conferma di come la riapertura delle scuole sia al centro dell’azione di Governo. Nelle scorse settimane si è puntato forte su una prima, parziale, ripresa delle attività in presenza. Così è facile immaginare che al momento individuato per la riapertura generalizzata - teoricamente fissato per inizio maggio - la stragrande maggioranza dei ragazzi, specie nelle classi inferiori, avrà ripreso possesso del proprio banco. In parte ciò è già avvenuto - per effetto delle norme contenute nell'ultimo decreto anti-Covid - che hanno permesso a tutti gli studenti di scuole dell'infanzia, di elementari e della prima media di tornare in classe anche in zona rossa. In qualche caso, per via di 'colori' meno allarmanti, in alcune regioni si sono aggiunti – tra fine marzo e inizio aprile – anche quelli di seconda e terza media (che in zona arancione possono andare a scuola sempre, fatta salva la facoltà dei governatori di impedirlo quando i contagi superano i 250 casi ogni 100.000 abitanti).
Numeri in crescita
A conti fatti, secondo le stime di Tuttoscuola, se nel momento più duro della terza ondata gli studenti che potevano frequentare la scuola in presenza erano 2 su 10, ora sono circa 6 su 10, con una prospettiva di ulteriore incremento. Infatti, come prefigura Skuola.net, col passaggio in zona arancione di altre regioni, si abbandonerà la Dad anche per gli studenti degli ultimi due anni delle medie e, parzialmente, per quelli delle superiori. Solo in casi estremi - “presenza di focolai o rischio elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica”, come recita il Decreto Legge di inizio aprile – i governatori (a cui di fatto è stata tolta la competenza sulle chiusure per gli alunni più piccoli) potranno intervenire con ordinanze più restrittive.
Altre regioni verso l'arancione
Quali regioni potrebbero cambiare colore? Nel momento in cui scriviamo, delle nove attualmente in zona rossa, quattro (Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Friuli Venezia Giulia), dovrebbero passare in arancione. Incerto il passaggio in arancione di Piemonte e Calabria. Impossibile, o quasi, per Campania, Puglia e Valle d'Aosta, che resteranno rosse. Mentre la Sardegna, come detto, dopo l'entusiasmo di appena un mese fa per la zona bianca, rischia seriamente di tornare in rosso. Situazioni, quelle peggiori, che però non incideranno sul 'destino' di scuole dell'infanzia, primarie e secondarie inferiori (perlomeno fino alla prima media).
Le superiori restano in bilico
Il vero problema, semmai, riguarda i ragazzi delle scuole superiori. Loro, a prescindere dal colore, resteranno ancora in Dad. C'è solo da stabilire - come prescrive sempre il DL - se per il 100% delle ore (in zona rossa) o per una quota variabile tra il 50% e il 75% del totale delle lezioni (in zona arancione). Ed è proprio a questi studenti (e alle loro famiglie) che probabilmente si è voluto rivolgere il premier, aprendo spiragli di speranza sulla fattibilità di un parziale ritorno alla normalità per tutti. Una sorta di test in vista del prossimo anno scolastico, quando il 100% di scuola in presenza non dovrebbe più essere un obiettivo ma quasi una certezza.
SU TGCOM24