Settantʼanni fa, era il 1947, usciva dagli stabilimenti Innocenti di Milano la Lambretta A. Il mezzo nuovo, lo scooter come la rivale Vespa ‒ originalissimo per lʼepoca ‒ ma con la ciclistica di una motocicletta. Poi fu il turno della Lambretta B e 30 anni buoni di successo, quindi il declino e la chiusura dello storico stabilimento di Lambrate (il nome arriva da lì).
Il lento calvario del brand è stato palleggiato per decenni tra Europa, Sud America e Asia, e anche la produzione è finita in tanti altri Paesi. Una cosa però è rimasta ferma ed è lʼaffezione degli appassionati, che non hanno mai smesso di celebrare la loro Lambretta. Come lo scorso fine settimana ad Adria, sul celebre circuito veneto, dove si è svolto il 28° Raduno europeo dei Lambretta Club. Tra i modelli storici presenti ad Adria cʼerano la Siluro che batté vari record di velocità e la Lambretta d150 di Cesare Battaglini, che coi suoi incredibili viaggi in sella allo scooter diede prestigio al nome Lambretta.
Un omaggio ha voluto renderlo anche il Ministero dello Sviluppo economico, che lo scorso 3 giugno ha emesso un francobollo celebrativo per i 70 anni della Lambretta (da 0,95 euro), riprendendo un manifesto pubblicitario degli anni 50.
Ma veniamo al grande raduno del lungo weekend scorso, dal primo al 4 giugno, organizzato dal Lambretta Club dʼItalia, che ha visto la partecipazione di ben 1.800 lambrettisti, meno della metà italiani perché da oltre Manica sono arrivati in 649. Euroraduno aperto però a tutti i continenti, perché dagli Stati Uniti sono arrivati in 27, e persino 5 dallʼAustralia, uno dal Brasile e due dal Vietnam. Un evento lungo più di tre giorni e che si è snodato tra visite e prove libere sul veloce circuito rodigino. Il 2 giugno si è svolto un giro in Lambretta del delta del Po, sabato 3 si è andati a Chioggia e domenica ad Albarella.