Negli ultimi sette anni l’importo della bolletta dell’energia elettrica è aumentato notevolmente in gran parte dei Paesi europei, Italia compresa. A quantificare la variazione ci ha pensato il Centro studi ImpresaLavoro che nella sua ultima analisi parla di una crescita del 20,45% per l’importo medio dell’Unione europea e di un +22,23% per quello dell’Eurozona.
Osservando le tabelle - compilate mediante elaborazioni di dati Eurostat - si può notare come la crescita più consistente abbia interessato la Lettonia, dove tra il 2010 ed il 2016 si è registrato un +55,08%. Seguono il Portogallo, con un +45,05%; la Grecia, con un +43,77%; e il Belgio, al quarto posto, con una crescita del 34,48%.
Nel periodo considerato dall’indagine, nel nostro Paese si è invece registrato un aumento del 22,34%, inferiore a quello registrato da tutti i nostri principali partner: per il Regno Unito il Centro studi indica infatti un +33,40%, per la Francia un +28,98%, per la Spagna un +24,87%, mentre per la Germania un +23,54%. Non mancano, tuttavia, i Paesi in cui si è registrata un flessione nel corso degli anni dell’importo della bolletta. I cali maggiori hanno interessato l’Ungheria (-31,63%), Malta (-23,30%) e Cipro (-18,85%).
Nonostante l’aumento registrato in Italia non sia stato tra i più accentuati, nella classifica per il costo dell’energia elettrica siamo invece quarti con 0,2377 euro per kWh (chilowattora), piazzandoci alle spalle di Danimarca (con 0,3086 euro), Germania (0,2973 euro) e Belgio (0,2645 euro). Nell’eurozona il costo medio è di 0,2194 euro per kWh, mentre nell’Unione europea di 0,2022 euro.
Anche per quanto riguarda l’incidenza delle tasse sul prezzo finale siamo quarti in Europa: nel nostro Paese il fisco incide infatti per il 39,87% (un’incidenza maggiore si registra in Danimarca, 68,65%, Germania, 53,41%, e Portogallo, 47,28%), contro il 36,06% della media Ue e il 39,36% dell’Eurozona. Il Paese più virtuoso in questo senso è malta con il 4,78%, a cui seguono Bulgaria, 16,68%, e Repubblica Ceca, 18,23%.