l'addio del numero 10

Totti, capitano per sempre

Con lʼultima partita di domenica la Roma saluterà il suo grande numero 10, che nei cuori dei tifosi sarà sempre il numero Uno

di Paolo Liguori

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Francesco Totti è tante cose insieme: per gli appassionati di calcio è senza dubbio un grande campione; per altri è soltanto un atleta molto appassionato del suo sport, che è riuscito, allenandosi sempre, a restare in attività oltre i 40 anni, a giocare a pallone senza fermarsi mai, fin da bambino. Poi, ci sono anche quelli che "basta parlare sempre di Totti" e infine, ma più rumorosi, ci siamo noi, romani e romanisti.

Per noi, Totti è il Capitano per sempre, un ragazzo di Roma che ha avuto la sorte di diventare un campione, uscito direttamente dalla Curva Sud. E' un parente, un fratello, uno zio, uno che porta in campo un modo tutto speciale di essere romano. Non si è mai visto uno forte come lui in maglia giallorossa, neppure il divino Falcao, e non si vedrà mai più, perché il calcio di oggi, anche se nascesse un nuovo Totti, non gli permetterebbe di giocare 27 anni con la stessa maglia.

Dunque, la partita di domani segna una Storia che finisce e l'inizio di una Leggenda. Che volete che interessi a noi, Tottiani e romanisti (non può esistere nessuna differenza tra le due definizioni), del lavoro che farà Totti da lunedì? Una Leggenda resta sempre tale, non ha alti e bassi come le società di calcio che diventano americane, cinesi, russe, arabe. Per la Roma Totti è come la Nutella per la Ferrero. Solo un pazzo direbbe che il prodotto è vecchio, obsoleto e va messo in diparte per valorizzare meglio il resto della produzione. Nella A.S. Roma, già da qualche anno, c'è chi ha pensato perfino questo, ma non vogliamo neppure commentare.

Perdonali Checco, non sanno quello che dicono. Noi sappiamo cose che gli Spalletti neppure immaginano: sappiamo che tu non hai bisogno di una maglia giallorossa per entrare in campo, perchè la maglia l'hai tatuata sulla pelle. Noi vediamo quello che non vedono i poveri di spirito: per i bambini di Roma sei un super eroe, chi non ci crede non è mai venuto con te e mamma Fiorella negli ospedali, dove sei andato per anni a consolare quelli malati. E che diremo a chi non potrà più urlare il tuo nome ad ogni lettura della formazione, ad ogni gol? Continueranno a cantare "c'è solo un Capitano", perché tu sei il nostro Capitano per sempre, ma non sarà più la stessa cosa. Oggi tutti mi chiedono cosa farà in futuro: resterà dirigente della Roma? Andrà ancora a giocare altrove? Non lo so. Avrei perfino vergogna a chiedertelo di persona. Fai quello che ti sembra giusto, divertiti come hai fatto con il pallone, regalandoci tanta gioia.

Una cosa però non posso evitare di annotare ai tifosi della mia stessa tribù: pensate in che mani è la Roma, i suoi dirigenti non pensano con la testa, non sentono con il cuore. Non sono neppure stati capaci di prevedere e organizzare un'uscita degna di una leggenda, tanto più di una leggenda che, si dice, vorrebbero tenere in casa, per scongiurare il rischio di defezioni di tifosi delusi. Hanno messo un grande impegno a progettare un nuovo stadio e non hanno neppure capito che, se non sarà intitolato a Francesco Totti, difficilmente si riempirebbe. No, la giornata di domani ce la siamo costruita da soli, con un magnifico passaparola, ce la siamo guadagnata: il Capitano è sempre quel ragazzino biondo che Boskov mando in campo a Brescia.