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Export agroalimentare: il 2017 sulla scia positiva dello scorso anno

I dati confermano il trend e si rileva un incremento verso la Russia nonostante l'embargo. Stati Uniti sbocco importante per l'Italia e per l'UE

agenzia

Il settore agricolo ha messo in evidenza nel 2016 un andamento altalenante, come sottolineato dai recenti dati Istat sul tema. Lo scorso anno il valore aggiunto di agricoltura, silvicoltura e pesca ha registrato un calo del 5,4% a prezzi correnti e dello 0,7% in volume, mentre nell'industria alimentare il valore aggiunto ha mostrato una crescita nominale dell'8,1% e dello 0,4% in volume: in questo modo il valore aggiunto dell'intero comparto agroalimentare è cresciuto dello 0,4% in termini correnti e dello 0,1% in volume.

Il 2016, ad ogni modo, è stato anche l'anno record per l'export di prodotti agroalimentari. Un trend positivo e in costante crescita che si sta confermando ancora quest'anno, stando a stime Coldiretti (+10% nei primi mesi del 2017).

Tornando ai dati che l'Istat ha raccolto per tracciare l'andamento dell'economia agricola, si osserva che nell'Italia l'Italia è stato il quinto esportatore mondiale di frutta (con 4,6 miliardi di euro), secondo esportatore di olio di oliva (2,1 miliardi di euro) mentre i dati sul commercio con l'estero le esportazioni di vino dal nostro paese sono aumentate in valore del 4,4%, trainate dalla crescita dei vini spumanti (+21,4%).

Secondo invece elaborazioni di Federalimentare l'export agroalimentare è in ulteriore crescita, con un incremento particolare delle vendite verso la Russia (e nonostante l'embargo; +50,4% nei primi due mesi del 2017). Si consolidano, invece, le quote di mercato negli Stati Uniti e Francia.

Gli Stati Uniti rappresentano uno sbocco fondamentale non solo per l'Italia, ma per l'UE nel complesso, il cui valore totale delle importazioni e delle esportazioni di prodotti agricoli è stato pari a 263 miliardi di euro nel 2016 (dati Eurostat). Nello stesso periodo il principale destinatario delle esportazioni UE di prodotti agricoli sono proprio gli Stati Uniti (con il 16% del totale), seguiti dalla Cina (8%) e dalla Svizzera (6%).

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