Nicole Kidman, dopo aver presentato "How to talk to girls at parties", ha sfilato sul red carpet di "The Killing of a Sacred Deer" di Yorgos Lanthimos, tra i film più attesi in Concorso al Festival di Cannes 2017. Alla vigilia dei 50 anni, l'attrice sembra tornata al top e dice: "Continuo ad avere ancora un'incredibile passione per questo lavoro, come se ogni volta pretendessi di dire a me stessa: 'Nicole hai ancora 21 anni e stai cominciando ora la tua carriera'".
A proposito del poker di interpretazioni a Cannes la diva ha dichiarato: "Si è vero sono tanti film, ma è solo un'inattesa coincidenza. Ho cambiato il mio modo di relazionarmi al lavoro, con meno ansia di controllare e piu' voglia di lasciarmi andare. Ecco forse essere qui con tante opere e tutte cosiì diverse è il risultato di questo nuovo atteggiamento, essere aperta e disponibile anche a cose emotivamente impegnative, coraggiosa e audace nelle scelte. Benvenute le sfide nuove".
Nel film del regista greco Yorgos Lanthimos (in concorso sulla Crosette già nel 2015 con "The Lobster"), una commedia dark che vira sull'horror, accolta con reazioni contrastanti, interpreta la moglie di un chirurgo (Colin Farrell) e madre algida dell'adolescente Kim (Raffey Cassidy) e del piccolo Bob (Sunny Suljc), trascinata nel gorgo di una tragedia greca scatenata dal ragazzo Martin (Barry Keoghan). Il rapporto tra il brillante medico Steven e il giovane, ambiguo sin dall'inizio, si rivelerà di morte.
"Era una sceneggiatura ipnotica - spiega la Kidman - sei completamente rapito dalla visione personale e unica di questo regista. In altri tempi forse ne avrei avuto paura: quando valuti una proposta scegli sostanzialmente il regista e ti assumi dei rischi, perché per quanto hai potere contrattuale e per quanto cerchi di controllare sei nelle sue mani, e per un attore la scelta di farlo è sempre molto difficile. Io mi sono lasciata andare, volevo provare altre cose e ho fatto come voleva lui che ripeteva 'dimentica la tua preparazione, sul set non fare assolutamente niente', il suo lavoro è diretto, molto fisico, non racconta, non vuole essere distratto da altro e così mi sono messa al servizio di questa storia che scava ed esplora la condizione umana quando ha a che fare con la colpa e il sacrificio".