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Pd, Matteo Renzi proclamato segretario | "Gentiloni non è in discussione"

Renzi torna a guidare il Partito Democratico: "Pronti a fare legge elettorale con chiunque, basta che sia decente"

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L'assemblea Pd ha proclamato Matteo Renzi segretario del Pd, ufficializzando i risultati delle primarie, e Maurizio Martina vicesegretario. L'annuncio è stato accolto dalle acclamazioni dei presenti, in larga parte appartenenti alla maggioranza renziana, che conta infatti 700 delegati, contro i 212 di Orlando e gli 88 di Emiliano. "Gentiloni non è in discussione", sottolinea Renzi dopo la proclamazione. Orfini confermato presidente Pd.

Renzi: "Sostegno a Gentiloni, non è in discussione" - "Da cinque mesi diciamo con forza che nessuno del Pd ha messo o metterà in discussione il sostegno al governo guidato da Paolo Gentiloni a cui va la nostra amicizia, stima e riconoscenza per il lavoro che fa. Lo diremo per tutti i giorni fino alla fine della legislatura", ha detto Renzi all'assemblea, dopo che nei giorni scorsi erano circolate ricostruzioni che volevano l'ex premier in rotto con il governo Gentiloni. "Ci siamo assunti la responsabilità di portare avanti il governo mentre gli altri si sono tirati indietro", ha quindi sottolineato.

Legge elettorale, Renzi: "Pronti a farla con chiunque, basta che sia decente" - Matteo Renzi ha poi affrontato lo spinoso tema della legge elettorale. "Chi ha la maggioranza in prima commissione al Senato, gli stessi che hanno fatto la grande coalizione contro la riforma istituzionale, ha la responsabilità di fare una proposta e il Pd ci sta con chicchesia purché la legge elettorale sia decente".

Il segretario Pd ha quindi sottolineato come il Partito Democratico non sia disposto a fare il "capro espiatorio" sulla legge elettorale: "Con stima, riconoscenza, filiale amicizia e deferenza diciamo a Mattarella: la responsabilità di questo stallo è di chi in Senato ha la maggioranza. Non saremo noi a farci inchiodare sulle responsabilità e dalle responsabilità" di chi "aveva promesso" che "le riforme sarebbero state fatte in sei mesi. Invece non sono riusciti a fare nemmeno la legge elettorale".

Renzi: "Pd non è luogo dove tutti si sparano contro" - Riassumendo quanto accaduto dopo le dimissioni, Renzi ha sottolineato che "in 5 mesi nel Pd ne sono successe di tutti i colori: abbiamo assistito a polemiche, litigi, scissioni, dando l'impressione di una comunità che sa solo litigare tradendo lo straordinario messaggio che il nostro popolo ci dà e ci ha ridato nelle primarie: non ha vinto Renzi né Orlando né Emiliano, ma la comunità che crede che la politica è una cosa seria, un Pd che non litiga, non si scinde, non è luogo dove tutti sparano contro il quartiere generale".

Renzi: "Pd è comunità, nessun partito personale" - Quanto alle accuse di aver trasformato il Partito Democratico nel "Partito di Renzi", l'ex premier ha spiegato: "Altro che partito personale: il Pd è una comunità che ha a livello mondiale punti di riferimento come Barack Obama e a livello locale l'impegno di persone. Quale partito personale può essere un partito fatto da questo straordinario coté di relazioni umane".

Renzi: "Orgoglioso delle primarie" - "Oggi si rimette in gioco un'esperienza di popolo che non ha paura di ripartire e di ricominciare mettendo al centro le persone", ha quindi aggiunto. Quanto alle primarie, Renzi si è detto "orgoglioso": i democratici sono "orgogliosi" delle primarie con le quali si è concluso il congresso Pd, sono "l'esperienza di un popolo che si rimette in gioco, è l'esperienza di un popolo che non ha paura".

Orlando: "Pd non è stato rinnovato, solo clientelismo e nepotismo" - Dopo l'intervento di Renzi, sul palco dell'assemblea Pd, è stata la volta di Andrea Orlando, che ha stigmatizzato l'esperienza Pd degli ultimi anni. "È importante che ci si parli ma anche che ci si ascolti e se alla fine c'è un briciolo di verità rimanga nella sintesi. Diciamolo con franchezza: in questi anni non è andata così come si era detto, non c'è stato un rinnovamento delle classi dirigenti, abbiamo assunto le peggiori prassi della politica, come il clientelismo ed il nepotismo, l' idea che il consenso si costruisca con il potere. La rottamazione non ha funzionato", ha detto infatti Orlando.

Quanto alla scissione interna al Pd, Orlando l'ha definita un "errore drammatico ma tra Berlusconi e Bersani continuo a preferire Bersani. Il Pd deve prendere il 40% ma non a tutti i costi: senza il centrosinistra il Pd è costretto all'alleanza con Berlusconi, dobbiamo provare a ricostruire il centrosinistra, è doloroso, faticoso ma non tutte le alleanze sono un male di per sé, lo sono state in un certa stagione ma grandi alleanze hanno aiutato a cambiare i Paesi".

Emiliano: "Sui programmi garantiamo lealtà e unità d'azione" - Infine è stato il turno di Michele Emiliano. "Non chiedere a noi di smettere di litigare tout court, senza una causale. Prova a prevenire le divisioni consentendo un dialogo con due mozioni che non entrano tecnicamente in maggioranza, ma che hanno dal mio punto di vista il dovere di sostenerti nella misura in cui tu sarai capace di costruire sui programmi un'unità di azione", ha detto Emiliano dal palco dell'assemblea nazionale del Pd. "Sui programmi tu potrai contare sulla lealtà degli uomini e delle donne che mi hanno sostenuto e credo di tutto il partito", ha quindi concluso.

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