Il conflitto tra i lupi e l’uomo ha radici molto antiche. Ancora oggi in Italia questo animale selvatico viene spesso considerato un pericolo per il bestiame ed è sempre vivo il dibattito tra chi vorrebbe abbatterne almeno una parte e chi invece si oppone proponendo soluzioni alternative. Secondo le stime del Wwf in Italia ogni anno vengono uccisi circa 300 lupi per colpa di caccia illegale, trappole e bocconi avvelenati.
L’ultimo episodio il 28 aprile del 2017 a Suvereto, in Toscana: dei bracconieri hanno ucciso, scuoiato e appeso lungo la statale un esemplare di lupo. Sopra l’animale è stato anche attaccato il cartello: “No agli abbattimenti, sì alla prevenzione” ironizzando sul credo animalista. L’Aidaa, Associazione italiana difesa animali ed ambiente, non è rimasta però passiva e ha messo una taglia di 30 mila euro per tentare di consegnare alle autorità i responsabili del gesto criminale. Episodio di bracconaggio arrivato probabilmente in risposta al ritiro, da parte del Ministero dell’Ambiente, della proposta di abbattimento del 5% dei lupi italiani.
Secondo il Ministro Gian Luca Galletti che difende il provvedimento "il problema del lupo è ormai evidente. In certe zone la sua presenza è diventata un rischio per le attività agricole”. Per questo è stato ha avviato confronto con le Regioni sul cosiddetto “Piano lupo” che, tra le varie proposte per migliorare la situazione di greggi e allevatori, ha anche un emendamento che riguarda proprio l’abbattimento controllato. Secondo gli animalisti però, come dimostrano le esperienze di Svizzera e Germania, l’abbattimento non è una soluzione ma per risolvere il problema si deve lavorare sulla prevenzione con metodi come i cani da guardia e le recinzioni metalliche elettrificate, pratiche che oggi non vengono adottate in Italia a causa dei costi elevati.
Anche negli Usa esiste il problema dei lupi selvatici ma c’è qualcuno che ha avuto un’idea molto particolare: tentare di creare un contatto tra lupo e uomo per far sì che l'animale da un problema diventi una risorsa. In un centro di recupero a pochi chilometri da Los Angeles a prendersi cura di questi animali sono i veterani dell’esercito americano. Riccardo Ferraris, regista e videomaker italiano, ha deciso di raccontare in un documentario dal titolo “The War in Between” questo straordinario esperimento: “Da una parte ci sono i veterani dell’esercito dall’altra i lupi. In comune hanno il cosiddetto Post traumatic stress disorder che affligge i militari di ritorno dalla guerra e gli animali salvati dalla morte o dai maltrattamenti”. Questo programma di recupero, come racconta il regista, va oltre la tradizionale pet therapy: “E’ una cura simultanea dove l’uomo e l’animale hanno bisogno l’uno dell’altro per guarire”.