AGLI ATTI DELL'INCHIESTA

Rigopiano, i messaggi di una delle vittime: 40 ore di agonia

I contenuti del telefono di Paola Tomassini dimostrano che non tutti sono morti sul colpo. L'ultimo messaggio alla famiglia: "Vi amo tutti"

© ansa| Paola Tomassini

Sotto le macerie dell'Hotel Rigopiano non sono tutti morti sul colpo quando la valanga ha sepolto il resort. La prova è nello smartphone di una delle vittime, Paola Tomassini. Che per 40 ore e 47 minuti ha cercato disperatamente di telefonare e di inviare messaggi via Whatsapp. Mai giunti a destinazione perché la neve aveva spazzato via anche le comunicazioni. Ora i contenuti del suo telefono sono agli atti dell'inchiesta della procura di Pescara.

Paola Tomassini, originaria di Montalto, aveva 46 anni e lavorava all'autogrill di Campofilone sull'autostrada A14: all'hotel Rigopiano era in vacanza con il fidanzato, Marco Vagnarelli, anche lui rimasto ucciso. E sui loro cellulari, rivela la Repubblica, gli investigatori hanno trovato messaggi che rivelano il panico per le scosse del terremoto e per l'impossibilità di andarsene a causa della neve. "Non sappiamo dove andare, siamo bloccati", scrivevano i due prima che l'albergo fosse cancellato dalla slavina. "Non si sa se arriva lo spazzaneve, dicono che è difficile anche per il mezzo".

E dopo il disastro, per almeno 40 ore e 47 minuti la donna ha cercato di inviare 13 messaggi e 15 telefonate per avvertire i familiari e i soccorsi. Alle 16.54, qualche minuto dopo la valanga, chiedeva "Aiuto" via Whatsapp. E pochi secondi dopo: "Sono bloccata dalle macerie, aiutoooo". Alle 17.20, due sms a un'amica, chiedendole di dare l'allarme, E alle 17.26 un altro messaggio: "C'è stata un'esplosione".

Poi altri messaggi, altri tentativi di telefonare per chiedere soccorso. E infine, forse capendo che da quelle macerie non ce l'avrebbe fatta a uscire viva, gli ultimi messaggi sulla chat Whatsapp di famiglia: "Vi amo tutti salutami mamma". E un'emoticon, cuore. L'ultimo tentativo di allertare i soccorsi alle 7.37 del 20 gennaio, quasi due giorni dopo il disastro. Ma anche in quel caso il telefonino non aveva campo.

Quando i soccorritori sono arrivati al bar dell'hotel, la sera del 23 gennaio, la donna ormai aveva smesso di respirare. Ma in mano aveva ancora il telefonino. Non si sa di preciso quando sia morta, ma è certo che sia sopravvissuta per 40 lunghe ore. E il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini, responsabile dell'inchiesta, intervistata dal quotidiano Il Centro ha fatto capire che l'indagine è in evoluzione, e che i 6 indagati per omicidio colposo plurimo e lesioni potrebbero aumentare.