Elefanti, leopardi, zebre, impala e ancora gnu e coccodrilli. Un solo colpo gli bastava per abbatterli, dritto al cuore o ai polmoni. Era diventato un mito delle battute di caccia in Sudafrica il 44enne Scott Van Zyl, titolare della SS Pro Safari, nota in tutto il mondo. I suoi resti, dopo due giorni di ricerche, sono stati ritrovati nello stomaco di un coccodrillo del fiume sudafricano Limpopo. E sul web da una parte c'è chi esulta con frasi del tipo "era un bracconiere, ha fatto la fine che meritava" e dall'altra c'è chi lo difende: "Era un paladino dell'ambiente". A piangerlo, nella vita reale, restano sua moglie e due bimbi.
Anche dall'Italia, ma soprattutto dagli Stati Uniti, arrivavano i clienti di questo maestro dello sparo che organizzava safari di caccia: con seimila dollari si aveva diritto a una settimana di safari e sei animali, con novemila a nove giorni e sette prede. La spedizione a casa di zanne e teste imbalsamate era compresa nel prezzo. Incluso c'era un solo colpo di pistola, niente armi automatiche.
Per ritrovare Scott, del quale si erano all'improvviso perse le tracce, c'era stata una massiccia mobilitazione da parte di amici e colleghi da tutti gli Stati dell'Africa del Sud. E dopo due giorni di ricerca, la triste verità: la sua jeep e le sue orme erano sul greto del Limpopo e tre coccodrilli sono stati abbattuti per esaminare i resti di cibo nella loro pancia. All'interno dello stomaco di un rettile è stato rintracciato il dna del cacciatore.
Alla notizia della morte di Scott Van Zyl il Web si è diviso, tra chi festeggiava la morte di un bracconiere e piangeva il sacrificio dei coccodrilli e chi difendeva la figura dell'uomo. Per primi al suo fianco i membri della Safari Fratenity: "Rispettava le regole, cacciava solo quello che era lecito cacciare, era un paladino dell'ambiente".